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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Politiche marittime

Ue avvia consultazione sui porti

Fino al 24 agosto autorità portuali, compagnie e lavoratori sono chiamati a esprimersi su qualità, efficienza e trasparenza dei servizi. Non vengono coinvolti però passeggeri e cittadini


di Paolo Bosso 
 
La consultazione è uno strumento potente, ovviamente quando è aperto. Per esempio, una consultazione sulla qualità di un porto deve coinvolgere sia i suoi elementi interni che esterni: non solo istituzioni, operatori e armatori ma anche passeggeri e cittadini. In nord Europa la consultazione pubblica va forte, è molto usata, e, quando è aperta, è uno strumento molto efficace perché, coinvolgendo tutti, va subito al sodo, mette sul tavolo i problemi autentici senza perdersi in confronti su tematiche sterili.
Sarà questo uno dei motivi che ha spinto la Commissione Europea ad avviare una consultazione sui porti del Vecchio Continente. Si concluderà il 24 agosto e ha tre obietti: valutare la qualità dei servizi, l'efficienza del sistema e la trasparenza delle organizzazioni. Il confronto pecca però di un difetto non da poco: è una consultazione interna. Coinvolge tutti gli operatori del porto, i cosiddetti stakeholder, ma si limita a chiamare in causa autorità portuali, fornitori di servizi, compagnie di navigazione, chi rappresenta il carico e i lavoratori portuali, tagliando fuori i fruitori esterni dei servizi, principalmente passeggeri e cittadini. Una consultazione monca. Pur costituendo uno degli strumenti con il quale l'Ue da anni contribuisce a creare una politica portuale unitaria, risulta piuttosto incompleto.
I risultati del confronto saranno presentati alla conferenza "Unlocking the Grow Potential" che si terrà il 25 e 26 settembre a Bruxelles, nel corso della quale la Commissione illustrerà le possibili misure per far fronte a queste sfide e le azioni da intraprendere a livello europeo. In ottobre sarà realizzato un altro sondaggio in cui verranno presentate le possibili opzioni strategiche, che potranno andare dalla formulazione di linee guida e dall'individuazione di misure di sostengo alla definizione di procedure d'infrazione e alla stesura di una vera e propria legge.
La strada per una comune politica europea dei porti ha conosciuto finora un percorso accidentato. A seguito delle prime iniziative intraprese alla fine degli anni '90, la Commissione Europea ha cercato due volte, nel 2001 e nel 2004, di produrre una legge sull'accesso al mercato dei servizi portuali. «Entrambi i tentativi – spiega il segretario generale dell'European Sea Ports Organisation Patrick Verhoeven - sono stati caratterizzati da forti proteste sindacali e non sono riusciti a trovare il sostegno della maggioranza del Parlamento europeo». Nel 2007 la Commissione ha pubblicato una comunicazione sulla politica portuale che in sostanza ha fornito indicazioni sull'applicazione delle norme del trattato nel settore. Secondo Espo, la comunicazione del 2007 costituisce ancora oggi una buona base su cui lavorare: «I precedenti tentativi di dare norme ai porti europei - ha spiegato il segretario generale dell'European Sea Ports Organisation Patrick Verhoeven - sono stati criticati perché non erano basati su un'essenziale analisi del settore. Ora le cose sono differenti e pertanto noi incoraggiamo attivamente i nostri associati a contribuire a questa indagine in modo che emerga un quadro preciso della situazione attuale».