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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Politiche marittime

Terminal e lavoro, la Spagna depotenzia la Sagep

Per adeguarsi al Trattato Ue dovrà ridurre l'obbligo di partecipazione nell'unica società che fornisce il personale ai terminalisti


Una portualità con un accesso al lavoro maggiormente liberalizzato, senza vincoli societari. È la riforma che il governo spagnolo sta preparando per i suoi porti, così da non incorrere in sanzioni da parte dell'Europa. Lo ha presentato nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo economico spagnolo, Íñigo de la Serna Hernáiz, incontrando sindacati e imprese. 

In sostanza depotenzierà sempre più la Sociedad Anónima de Gestión de Estibadore Portuarios (Sagep), in cui i terminalisti sono obbligati a partecipare essendone la fonte di rifornimento del personale, sia permanente che temporaneo. Un obbligo che vìola l'articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea ("diritto di stabilimento"), come ha stabilito nel 2014 la Corte di Giustizia Ue portando l'anno dopo al deferimento della Spagna da parte della Commissione Ue. L'intenzione del governo è di adeguarsi in poche settimane per approvare entro marzo una modifica normativa così da non incorrere nelle prime multe che scatteranno ad aprile. 

Il depotenziamento di Sagep avverrà in tre anni. Nel primo i terminalisti saranno obbligati a mantenere il 75 per cento di occupati Sagep, nel secondo il 50 e nel terzo il 25. Infine arrivare alla revoca dell'obbligo di iscrizione fino all'abolizione del registro dei lavoratori portuali (attualmente 6,156 iscritti) e alla trasformazione della Sagep in ufficio per il lavoro.