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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Mare Nostrum, il contratto di rete approda nel diporto

Ucina, le associazioni industriali e alcuni comparti regionali di Confindustria firmano un accordo su base nazionale. Le imprese potranno collaborare senza limiti territoriali godendo di agevolazioni fiscali


Un contratto di rete su base nazionale dedicato all'industria nautica. Da Roma, Ucina, Confindustria Campania, Liguria, Marche e Toscana hanno sottoscritto un accordo di cooperazione insieme alle associazione industriali di Ancona, Bari, Bat (Barletta, Andria, Trani), Ferrara, Genova, Latina, Pesaro-Urbino e Taranto.
Il progetto si chiama Mare Nostrum e consiste in un contratto di rete volto a rafforzare la cooperazione fra le imprese nautiche integrando le politiche industriali del settore con quelle del turismo, dell'ambiente e della tecnologia. Tutto attraverso questo "contratto di rete", uno strumento simile al consorzio nato con una normativa del 2009 che consente ad aziende dislocate in punti geografici diversi di mettere in campo progetti comuni godendo di agevolazioni fiscali. Il contratto gode anche di un altro vantaggio, quello dato dalla legge 122/2010 che prevede che gli utili delle imprese che sottoscrivono un contratto di rete non concorrono alla formazione di reddito fino a un tetto di un milione di euro, ovviamente se vengono investiti nel programma di rete. Per le agevolazioni fiscali il governo investirà fin'ora 48 milioni di euro tra il 2011 e il 2013 e, se la rete funzionerà, il ministro Tremonti ha promesso ulteriori aiuti.
Al momento i contratti di rete stipulati nel territorio nazionale sono 13, tutti con carattere prevalentemente locale. Confindustria si è subito messa al lavoro creando l'agenzia Reteimpresa, pronta a sostenere il progetto per la nautica. «Quello della nautica è il primo sottoscritto da un così ampio numero di soggetti – spiega Aldo Bonomi, vicepresidente per le Politiche territoriali e distretti industriali di Confindustria e a capo di Reteimpresa – ed è importante che comprenda un'associazione di categoria come Ucina. Con l'accordo si raggiungono obiettivi importanti. In primo luogo si soddisfano le esigenze delle imprese che possono condividere know how, aumentare la capacità dimensionale e superare il localismo».
Positivo anche il commento del presidente Ucina Anton Francesco Albertoni. Le aziende dell'associazione, spiega, «sono orientate all'estero, espongono in saloni internazionali. E' quindi una notevole opportunità avere uno strumento di defiscalizzazione semplice, che non richiede grande impegno burocratico. Con questi contratti, infatti, un'azienda della Lombardia, ad esempio, può mettersi in rete con un'impresa pugliese per lavorare, magari per un cliente americano». Che sia uno strumento notevole lo dimostrano le aziende che da subito potranno usarlo: 250, la metà degli iscritti a Ucina ma il progetto è aperto anche ad aziende nautiche non iscritte a Ucina o Confindustria.