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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Mezzogiorno, Parlamento approva Dl Sud. I porti al centro delle Zes

Oltre un miliardo e mezzo di euro destinati a: Zone economiche speciali, start-up, aziende agricole, politiche attive del lavoro e sostegno agli enti locali


di Paolo Bosso

Martedì la Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge 91 recante "disposizioni urgenti sulla crescita economica nel Mezzogiorno". È il "Dl Sud", che dota le otto regioni del Meridione di finanziamenti, agevolazioni fiscali, contributi a fondo perduto e mutui agevolati alle imprese. Le principali azioni riguardano: l'istituzione di "Zone Economiche Speciali" (Zes), finanziamenti a chi avvia un'attività imprenditoriale (start-up) e incentivi alle aziende agricole. In tutto il governo mette a disposizione per il Mezzogiorno, tramite il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione programmazione 2014-2020, circa un miliardo e mezzo di euro: il grosso è destinato alla misura "Resto al Sud", 1 miliardo e 250 milioni per le start-up; 205 milioni vanno alle Zes e 50 milioni a fondo perduto per le imprese agricole. A questi si aggiungono 40 milioni all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e 150 milioni per il sostegno amministrativo degli enti locali. 

Fatto il contenitore, ora il contenuto
Il Dl Sud rappresenta una cornice che, ora che è stata trasformata in legge dal Parlamento, necessita di essere "riempita" di contenuti tramite i decreti attuativi, atti fondamentali per permettere di avviare i finanziamenti e gli sgravi, com'è già stato sottolineato a fine giugno in occasione dell'approvazione del decreto. Le Zes, in particolare, per l'assessore alle Attività Produttive della Regione Campania, Amedeo Lepore, rappresentano «un potente strumento di attrazione di investimenti. Nei prossimi giorni incontreremo il ministro per il Mezzogiorno per definire le modalità per la realizzazione della Zes in Campania. Merito del governo è aver limitato le Zes alle aree chiave del Mezzogiorno, evitando di cedere alle spinte che avrebbero ridotto questo intervento a un onnicomprensivo e inutile provvedimento». Vediamo nel dettaglio come funzionano i contributi economici.
 
I porti guidano le zone economiche speciali (art. 4)
Si prevede la creazione di aree industriali di cui il porto costituisce l'anello logistico e amministrativo. Le imprese che si insediano o che vi partecipano, a patto che restino insediate per almeno cinque anni, godono di una burocrazia semplificata e di incentivi fiscali con crediti d'imposta non superiori, per singolo progetto, a 50 milioni. Le risorse sono suddivise in tre anni: 25 milioni nel 2018, 31,5 milioni nel 2019 e 150,2 milioni nel 2020. Le regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia possono fare richiesta d'istituzione - ai ministeri di Coesione Territoriale, Economia e Trasporti e presentando un piano strategico – di una zona economica speciale, un'area, recita il Dl 91 all'articolo 4, «costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico, e che comprenda almeno un'area portuale, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T)». La centralità dei porti si vede da come è selezionato il soggetto incaricato di amministrare la Zes. L'amministratore è infatti identificato da un Comitato d'indirizzo composto dal presidente dell'Autorità di sistema portuale (Adsp) interessata, che lo presiede, e un componente ciascuno di Regione, Presidenza del Consiglio dei ministri e ministero dei Trasporti. Inoltre il Comitato si avvale della consulenza del segretario generale dell'Adsp il quale funge in questo caso da "amministratore delegato", o "tesoriere", stipulando accordi con banche e istituti finanziari.
L'Agenzia per la coesione territoriale è incaricata di vigilare l'andamento delle imprese che operano in regime di zona economica speciale, riferendo direttamente al premier e al ministero per la Coesione territoriale.
 
Resto al Sud (art. 1)
È la misura principale: 1 miliardo e 250 milioni estesi fino al 2025, di cui il 2019 e il 2020 rappresentano gli anni con più fondi. Chi vuole avviare un'attività imprenditoriale e ha meno di 35 anni può richiedere, attraverso la piattaforma Invitalia, un finanziamento fino a un massimo di 40 mila euro, che diventano 200 mila per le cooperative. Del finanziamento per singolo soggetto, il 35 per cento è costituito da un contributo a fondo perduto e il 65 per cento in prestiti a tasso zero. Le pubbliche amministrazioni offrono consulenze gratuite.
 
Imprese agricole (art. 2)
Sempre nella forma di fondi perduti (35%) e prestiti a tasso zero, sono finanziate le attività di imprese agricole residenti nelle otto regioni del Meridione. Nel complesso, le agevolazioni ammontano a 5 milioni nel 2017 e 15 milioni per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020.

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Immagine in alto, la presidente della Camera, Laura Boldrini