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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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One Belt One Road, l'Italia guarda all'Africa

Trieste e Genova porti di riferimento della "nuova via della seta". Nasce un fondo dedicato alle aziende che lavorano con Mozambico e Balcani


Trieste e Genova porti di riferimento e un fondo da 100 milioni di euro per le pmi italiane che fanno affari con la Cina, in particolare con gli investimenti del paese asiatico in Africa. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni torna in Italia con questo bottino nella missione a Beijing per il The One Belt One Road Summit, la riunione dei principali paesi coinvolti nella "Nuova via della seta", progetto di sviluppo cinese dei corridoi commerciali Asia-Europa, sia terrestri che marittimi. Con il premier italiano c'erano 1,200 delegati provenienti da 110 paesi tra imprenditori, finanziatori e 61 organizzazioni internazionali (esclusi i competitori Stati Uniti, India e le due Coree).
 
Trieste e Genova saranno collegati «ai corridoi ferroviari e stradali con il cuore dell'Europa. Ovviamente non in alternativa al Pireo», precisa Gentiloni in conferenza stampa. A margine del summit (14-15 maggio) l'ad di Cassa Depositi e Prestiti, Fabio Gallia (foto a sinistra), e il chairman di China Development Bank, Hu Huaibang (a sinistra), alla presenza del premier cinese Li Keqiang e del premier italiano, hanno siglato un memorandum che ha sancito la nascita di un "sino-italian co-investment fund", un fondo unico nel suo genere da 100 milioni di euro per investire il capitale cinese nelle pmi italiane che fanno affari con il paese asiatico. Ne dovrebero beneficiare le aziende che lavorano soprattutto con l'Africa. Gentiloni ha infatti parlato di «operazioni triangolari sia nei Balcani occidentali sia in Africa, come in Mozambico, dove già lavoriamo insieme. Ci sono due o tre Paesi – conclude - su cui lavorare in Africa, dove i cinesi conoscono l'impegno italiano per le diverse decine di dighe costruite e le numerose infrastrutture realizzate. Eni è il principale operatore petrolifero in Africa».