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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Infrastrutture

Porti, analisi sulla riforma

Tra processi di integrazione e campanilismi, il travagliato iter delle nuove Autorità di Sistema Portuale


di Tobia Costagliola - DL News

Durante la seconda metà dello scorso anno avevamo scritto, a più riprese, della Riforma Portuale e del travagliato iter delle nomine dei presidenti di AdSP. Speravamo, col nuovo anno, di poter disporre di una mappa aggiornata e completa di tutte le nomine, ma, ahimè, il meccanismo, che già funzionava a rilento, sembra essersi inceppato proprio sulla dirittura d'arrivo. Mentre Musolino, nuovo presidente dall'ADSP del Nord Adriatico è ancora in viaggio dall'Estremo Oriente verso Venezia, mancano ancora all'appello le seguenti nomine:
AdSP del Mare Adriatico Meridionale (Bari)
AdSP dello Stretto (Gioia Tauro)
AdSP del Mare di Sicilia Orientale (Augusta)
AdSP del Mare di Sicilia Occidentale (Palermo)
AdSP del mare di Sardegna (Cagliari)

Nel frattempo, nonostante gli sforzi per dimostrare che "tutto procede bene", l'armonizzazione ed integrazione di quelle ex Autorità Portuali che sono state ora accorpate in una unica AdSP, come ad esempio Napoli/Salerno, oppure Genova/Savona-Vado Ligure e le altre AdSP dove i presidenti sono già insediati, procede tra comprensibili remore e difficoltà (a Spezia/Carrara mancano il  Board e il Segretario, dl) che tutti auspicano possano essere rapidamente superate.

Purtroppo è oltremodo difficile, in un paese come l'Italia, superare il tradizionale "campanilismo" e anche le "appartenenze politiche" nonostante le buone intenzioni e precise direttive del Ministro Delrio. Ma anche nelle AdSP ancora senza Presidente c'è grande fermento. Basti pensare alla guerra interregionale innescata, fin dalla scorsa estate, per l'accorpamento di Gioia Tauro, sede dell'AdSp dello Stretto, con Crotone, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Messina, Milazzo, Tremestieri. Ai siciliani non è mai piaciuta l'idea, divenuta realtà grazie alla riforma dei porti, che l'AdSP di ben tre porti siciliani, Messina, Tremestieri e Milazzo, debba essere localizzata in Calabria, a Gioia Tauro.

In  questo scenario si inserisce, ad aumentare  disorientamento, confusione e malcontento, un decreto del MIT del 25 gennaio 2017 che, inopinatamente, a seguito di un "ripensamento", sposta la sede di AdSP della Sicilia Orientale da Augusta a Catania. La motivazione ministeriale è stata la "tardiva" constatazione che lo "scalo di Augusta non ha ancora raggiunto i necessari livelli di sviluppo portuale". Da notare che il processo di questa "constatazione" si è sviluppato tra il 21 gennaio 2016 (data del decreto che individuava le 15 AdSP) e il 25 gennaio 2017… Tuttavia, il trasferimento dell'AdSP da Augusta a Catania è, secondo detto decreto, solamente provvisorio: per due anni… [...]


Cosa ci resta ancora da fare ?
Temo purtroppo che il 2017 sarà un ulteriore anno "perduto" tra ritardi istituzionali ed enunciazioni di nuovi progetti per risolvere vecchi problemi. La verità è che, anche quando sarà completato l'iter delle nomine dei presidenti e la formazione dei Comitati di Gestione, la vera Riforma dei Porti sarà ancora tutta da realizzare. Che fine hanno fatto i decreti interministeriali sui controlli delle merci, sui criteri selettivi per la valutazione del grado di rappresentatività dei membri dell'0rganosmo di Partenariato, sullo "sportello unico autorizzativo", il DPP (Documento Pluriennale di Pianificazione), i nuovi meccanismi di finanziamento con il coinvolgimento di CDP (Cassa Depositi e Prestiti) e BEI (Banca Europea per gli Investimenti), la regolamentazione per il rispetto della tempistica per la realizzazione delle opere, lo sblocco degli investimenti ecc.ecc?


 
Prima di concludere voglio citare un ultimo argomento elencato nelle azioni in corso di attuazione fin dal 21 gennaio 2016: "La semplificazione su escavi e dragaggi". Non mi è ancora ben chiaro se questa enunciazione si riferisce alla semplificazione delle procedure e degli adempimenti  per ottenere i permessi dai vari enti "competenti", o alla semplificazione delle procedure per ottenere le risorse per tali lavori, o alla semplificazione di entrambi. Posso soltanto rilevare, dal mio piccolo osservatorio sul porto di Ravenna, di non aver notato alcun miglioramento. Circa un anno fa una violenta mareggiata produsse la formazione di un dosso all'imboccatura della canaletta di accesso al "Candiano" con conseguente riduzione del pescaggio sancito da regolare ordinanza della Capitaneria. Non ritenete  che questa sia una situazione di emergenza che richiede un intervento di dragaggio piuttosto tempestivo per non penalizzare il traffico del porto?

Ebbene nonostante la "semplificazione" tanto annunciata, la gara di appalto per il dragaggio si è conclusa nella prima settimana di febbraio 2017 e, oggi, sembra che i lavori di escavo stiano per iniziare dopo l'ultimo controllo eseguito dagli artificieri per accertare l‘assenza di ordigni bellici sui fondali… Qui si parla di intervento di emergenza. Cosa dire degli escavi (ex Progettone) di cui si parla da anni e che rientrano nel piano strutturale dello sviluppo del porto di Ravenna? Il nuovo presidente, fin dai tempi del suo insediamento, fu molto chiaro: "Una volta messo a punto il nuovo progetto, che dovrà essere condiviso con il Comune e, possibilmente, con tutti gli operatori interessati, questo dovrà essere approvato dagli 11 enti di controllo a livello locale, regionale e ministeriale che sono tenuti a esprimersi in merito e, in ultimo, anche dal CIPE".
Qualcuno intravede, in tutto ciò, qualche evidenza di quella "semplificazione" così solennemente enunciata nella Riforma dei Porti?