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29 marzo 2024, Aggiornato alle 12,28
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Politiche marittime

"Un porto in crisi causa i mali del Sud"

Intervista al commissario dell'Authority di Napoli Antonio Basile, tra dragaggi, boom dei passeggeri, cantieri, governance e vertenza Conateco. "Se lo scalo non è industrializzato, non lo è neanche il territorio"


di Paolo Bosso - La Repubblica
 
«Lo stato del porto di Napoli non è l'effetto del sottosviluppo del Sud evidenziato da Svimez, ma una delle probabili cause. Significa che se lo scalo fosse effettivamente un volano industriale, se il porto decollasse, decollerebbe anche il Meridione. Invece lo scalo subisce delocalizzazione e abbandono e, di conseguenza, causa altre crisi». Il commissario dell'Autorità portuale Antonio Basile tira in ballo il porto di Napoli dopo l'ultimo rapporto Svimez, ma ci tiene a precisare il ruolo dello scalo. «I fondi li abbiamo, per il porto la crisi non è economica. C'è piuttosto una "disoccupazione infrastrutturale", però non nel senso che si dice in giro».
 
In che senso?
«Saremmo colpevoli, come Autorità portuale, di non aver avviato le opere. Ma ha idea di quanti ricorsi ci sono? I più recenti sono tre preavvisi di ricorso per il restauro dell'Immacolatella Vecchia, uno in corso per i lavori di depurazione dell'acqua. Avviare un cantiere qui è un'impresa. Ma intanto andiamo avanti».

Dove?
«In questo periodo il porto ha dato il meglio di sé. L'anno scorso per i nubifragi la stagione estiva è iniziata in ritardo, mentre quest'anno siamo partiti subito. Per l'anno prossimo sono previsti 71 approdi in più di navi da crociera e le nuove presenze confermano una crescita esponenziale per quest'anno e il successivo».
 
E i cantieri di piazza Municipio, quando finiranno? 
«Questo deve chiederlo al Comune, che finora non ci ha dato notizie certe. Intanto abbiamo migliorato l'accoglienza al Beverello con nuove banchine e fiorere. Entro l'inizio del prossimo anno le strade interne, dalla stazione marittima al terminal di Levante, saranno riasfaltate. Infine l'opera più importante, i dragaggi».
 
Anni fa l'Autorità portuale volò fino in Cina per rassicurare gli armatori su dragaggi imminenti. Perché adesso le cose dovrebbero cambiare?
«Perché la macchina è stata avviata. A fine settembre dovrebbe terminare l'indagine sulla permeabilità del tufo che accoglierà la cassa di colmata. Gara entro un mese, per avviare i lavori entro fine marzo».
 
Non teme gli ostacoli ambientali?
«La normativa sui dragaggi, come quella sugli appalti, è farraginosa, ma sono fiducioso».
 
Ci sono altri cantieri in corso?
«Abbiamo avviato cinque bandi: strade e ferrovie, fogne, recupero dell'Immacolatella, bonifica dei fondali e recupero archeologico sommerso. Gli ultimi due sono propedeutici ai dragaggi. Il 27 luglio sono stati consegnati i lavori per la bonifica degli ordigni bellici».
 
Il porto però è sempre commissariato, ormai da quasi due anni e quattro mesi. Delrio ha detto che ci sarà un presidente entro l'estate, e siamo già ad agosto.
«E l'estate finisce il 21 settembre. Oggi il commissariamento non è più un'anomalia locale ma una conseguenza del piano di riforma dei porti italiani. Oggi sono 15 su 24 le Autorità portuali commissariate. Se il governo farà la riforma entro settembre, come ha promesso, sarà logico a quel punto nominare un presidente al porto di Napoli».
 
Chiudiamo con un'altra crisi, quella Conateco. Entro il 30 settembre il terminalista dovrà garantire il pagamento dei debiti verso l'Authority. Ci può spiegare quali sono?
«Le vertenze sono due. La prima è l'estensione della fideussione per l'atto di concessione di due gru container. La seconda la fideussione per il piano di rateizzazione dei debiti fino al 2011, pari a 1,9 milioni di euro, che includono anche, ma non solo, le concessioni demaniali. I debiti dal 2011 in poi verranno discussi a fine gennaio, nell'udienza per l'ingiunzione di pagamento, pari a 4,49 milioni di euro. Complessivamente, Conateco ha 6,6 milioni di euro di debiti verso l'Authority»
 
Immagine in alto, Il Quarto Stato di Giuseppe Pelizza