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19 aprile 2024, Aggiornato alle 13,17
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Logistica

Riforma dei porti, la fine dei condomini?

La nuova bozza del piano della logistica presenta un Comitato portuale di soli cinque membri. Otto distretti dove accorpare i ventiquattro porti


di Paolo Bosso 
 
Otto distretti e fine dei condomini-porto. La riforma dei porti non entra ancora nel vivo dell'attività parlamentare, ma compie un altro passo verso quella direzione, in attesa della presentazione ufficiale del progetto a giugno. La settimana scorsa il ministero dei Trasporti ha presentato, con un'anticipazione di The Medi Telegraph, la seconda bozza, più corposa della prima, del piano nazionale della logistica. 192 pagine, per lo più di analisi e scenari, con qualche decina di pagine, le più importanti, dedicate alla riforma della governance portuale.

Senza dilungarsi nei dettagli, su cui non vale la pena soffermarsi visto che verranno ampiamente modificati da qui alla discussione parlamentare (ma se vi interessano, lo spiegone di Informazioni Marittime sulla prima bozza è ancora valido, per lo meno per farsi un'idea), le cose che verranno difficilmente modificate sono due: la nascita di otto distretti in cui accorpare le ventiquattro autorità portuali e un meccanismo più veloce per la nomina dei presidenti di questi distretti.
 
«Non si capisce bene il ruolo delle autorità portuali» commenta il presidente Assoporti Pasqualino Mondi. «Non potranno essere enti di promozione territoriale, dovranno svolgere la funzione di regolatori del mercato, regia e coordinamento lungo il corridoio logistico» aggiunge Monti che in ogni caso apprezza «l'accelerazione impressa dal ministro [Delrio] a un piano che si basa su un'attenta analisi della domanda e dell'offerta. Anche il fatto che il ministero riassuma funzioni di pianificazione strategica e di priorità infrastrutturale fornisce la prova della consapevolezza sull'importanza per l'economia della portualità».
 
L'attuale nomina del presidente del porto
Il sistema attuale (art. 8 legge 84/94) vuole una terna di nomi (più raramente un singolo nome) scelto dagli enti locali del porto interessato (Camera di commercio, Provincia, Comune). La terna passa alla Regione che la valuta e la passa a sua volta al ministero dei Trasporti che sceglie, insieme alla Regione, il nome. È un meccanismo ormai logoro che funziona soltanto in una condizione di idilliaca armonia tra gli enti di autorità e governo. Per esempio, basta una regione di colore diverso da Provincia, Comune o Camera di commercio per paralizzare il processo di nomina. Non è un caso che oggi l'Italia ha quasi la metà dei porti sotto regime commissariale. Da un lato è il sintomo di regioni politicamente frammentate, dall'altro, ormai, una scelta voluta dallo stesso governo che, anziché perdere tempo ora a nominare presidenti di enti-porto in via di profonda trasformazione, preferisce temporeggiare in attesa della riforma. Almeno così ha giustificato finora la condizione governamentale in cui versa la portualità italiana.

Il nuovo sistema di nomina
È sostanzialmente una semplificazione del vecchio: sarà sempre il ministero dei Trasporti a nominare il presidente dell'Autorità portuale di uno degli otto distretti portuali, ma lo farà soltanto insieme alla Regione, senza disperdersi nei litigiosi enti locali, spesso poco rappresentativi degli interessi nazionali.

Il nuovo comitato portuale
Attualmente è un condominio, come viene ironicamente soprannominato nell'ambiente. Il che rende l'idea dell'efficienza e del decisionismo che vi regna. Si ridurrà a un massimo di cinque membri - ad eccezione del distretto nord-adriatico che sarà più corposo - nominati dalla Regione e, ove presenti, dalle Città metropolitane. Vi potrà partecipare anche la dirigenza dell'autorità portuale, ma senza diritto di voto.

Gli otto distretti

Distretto nord-tirrenico
Genova, La Spezia, Marina di Carrara, Savona, 

Distretto nord-adriatico
Ancona, Ravenna, Trieste, Venezia

Distretto tirrenico centrale
Civitavecchia, Livorno, Piombino

Distretto sardo
Cagliari, Olbia

Distretto campano
Napoli, Salerno

Distretto pugliese
Bari, Brindisi, Manfredonia, Taranto

Distretto calabro
Gioia Tauro, Messina

Distretto siciliano 
Augusta, Catania, Palermo