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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Infrastrutture

Fincantieri vuole esportare le navi dagli Usa

Una maggiore collaborazione con gli americani, come già avviene con i francesi. È quanto auspica l'ad Giuseppe Bono, in una intervista sul  Defense News  


Già lo sviluppo del programma per la realizzazione di unità navali Lcs (Littoral Combat Ship) è un chiaro segnale di come Fincantieri punti ad espandere la sua attività sul mercato americano, in particolare quello del settore militare. Una strategia ribadita dall'amministratore delegato del gruppo cantieristico, Giuseppe Bono (nella foto), in una intervista concessa alla rivista americana Defense News, tra le più diffuse nelle forze armate e molto seguita al Pentagono. «Perché non possiamo collaborare con gli americani, sviluppare e costruire una nave con loro ed esportarla in tutto il mondo?», si chiede (ma in qualche modo suggerisce) Bono sulla rivista americana. Una maggiore collaborazione con gli Usa, sulla base di quanto già avvenuto con i francesi, secondo l'ad di Fincantieri è auspicabile e conveniente per tutti.

Tre portaerei al prezzo di una
«Gli americani esportano tutto, tranne le navi perché non sono esportabili», ha continuato Bono dicendosi convinto che in futuro ci saranno meno navi di grandi dimensioni: «Perché costruire una portaerei da 80mila tonnellate quando se ne possono costruire tre per lo stesso prezzo?». D'altra parte, ha aggiunto, «negli Usa abbiamo guadagnato una reputazione sulla base del nostro prodotto e l'affidabilità».

Maggiore integrazione
Ma nell'intervista Bono rimarca anche l'esigenza di una maggiore integrazione dei cantieri in Europa per poter stare sul mercato. "Credo sia una necessità per tutte le industrie europee e penso che accadrà con i cantieri navali", per far fronte all'emergere della Cina e alle fusioni nell'industria della difesa statunitense. "Nel settore navale c'è spazio e necessità di integrazione", ha ribadito Bono rimarcando la recente "acquisizione dei Pattugliatori polivalenti d'altura (un contratto stellare da 3,5 miliardi di euro, ndr) tramite l'ufficio europeo di appalto l'Occar, che potrebbe anche aiutare export in Europa".