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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Aiuti di Stato, nuovi criteri per i porti-impresa

Il segretario dell'Espo Patrick Verhoeven illustra i nuovi criteri europei per i finanziamenti pubblici. "La natura degli scali è cambiata. Non sono più solo attività di interesse pubblico"


Gli aiuti di Stato per i porti europei subiranno un rinvio a tempo indeterminato. La natura degli scali e la loro attività non rientra più in interessi esclusivamente pubblici, perciò i relativi finanziamenti devono avere un nuovo e più preciso criterio di selettività. A riferire questo cambiamento della politica portuale comunitaria è il segretario generale dell'European Sea Ports Organization (Espo), Patrick Verhoeven (nella foto). Il motivo risiede nel recente trasferimento della competenza sugli aiuti i Stato dalla direzione generale per i Trasporti a quella per la Concorrenza.
«Se da un lato la prospettiva di avere orientamenti sugli aiuti di Stato a breve termine è piuttosto pessimistica - osserva Verhoeven - l'approccio della Commissione sugli aiuti di Stato in occasione di singoli casi relativi ai porti sta cambiando in maniera significativa. Recenti decisioni mostrano un cambiamento nel modo di pensare tanto che la tradizionale distinzione tra le infrastrutture generali e commerciali nei porti sembra non possa più reggere».
Secondo il segretario dell'Espo gli ultimi provvedimenti sui porti del Pireo e di Ventspils sono indicativi. «In entrambi i casi - spiega - la Commissione ha confermato che le relative Autorità Portuali sono imprese con rilevanti attività economiche, anche se entrambe svolgono compiti di interesse pubblico come ad esempio quelli per la safety e la security». In particolare la Ventspils Freeport Authority è un'impresa in quanto fissa massimali tariffari per i servizi portuali, fornisce servizi tecnico-nautici e rende disponibili aree e infrastrutture portuali ai prestatori di servizi portuali in cambio di un importo che è autonomamente determinato dall'Autorità Portuale. Per questo la Commissione Europea ha disposto un criterio di "selettività" degli aiuti. Inizialmente per i porti europei la Commissione non avrebbe considerato l'esistenza di aiuti di Stato nel finanziamento pubblico delle infrastrutture di carattere generale, come dighe, dragaggi e difese costiere, mentre ora, anche se tali opere infrastrutturali sono generalmente ad alta intensità di capitale ed estremamente rischiose dal punto di vista finanziario, questi investimenti sono considerati necessari per rendere possibile la gestione commerciale del porto, quindi il finanziamento pubblico può costituire un aiuto di Stato. Lo stesso vale per l'accesso ferroviario se questo può essere direttamente correlato allo sfruttamento commerciale del porto, ad esempio, essendo direttamente collegato ad un terminal.
«A seguito delle decisioni assunte in questi casi - ha concluso Verhoeven - il più concreto orientamento sugli aiuti di Stato per i porti che esiste in questo momento consiste nel notificare alla Commissione qualsiasi tipo di finanziamento pubblico. Non è più una decisione sicura supporre che il finanziamento non costituisca un aiuto perché l'investimento riguarda infrastrutture generali di cui beneficia l'intera comunità portuale».