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24 aprile 2024, Aggiornato alle 19,49
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Politiche marittime

Pirati, la zona calda di Malacca

Lo Stretto è il "punto zero" della pirateria moderna. Una settimana fa l'ultimo attacco in cui si sospetta abbiano collaborato anche gli ostaggi


di Redazione 
 
La pirateria non rappresenta più un'emergenza internazionale com'era fino a pochi anni fa. Le notizie di attacchi quotidiani verso navi mercantili che transitano nelle acque africane diminuiscono sempre di più. Ma il fenomeno non si è certamente esaurito. Una delle zone geografiche simbolo è lo Stretto di Malacca, che oltre ad essere il luogo in cui sono stati registrati i primi attacchi nel mondo, è attualmente il posto dove avvengono la maggior parte degli abbordaggi. È un punto strategico per il traffico commerciale, una delle bocche di accesso tra Medio ed Estremo Oriente, ed è quindi da diversi anni, soprattutto per le navi mercantili, una delle zone più pericolose del pianeta dove transitare. Qui è stato stipulato il primo protocollo cooperativo internazionale per la lotta alla pirateria (il ReCAAP, Regional Cooperation Agreement on Combating Piracy and Armed Robbery against Ships in Asia, nato nel 2004 e operativo dal 2006).
Negli ultimi due mesi lo Stretto ha visto un'impennata degli attacchi, probabilmente dovuta alla presenza di nuove bande. Nel mese di marzo sono stati almeno tre, avvenuti vicino l'isola di Palau Keriman Kecel. In tutti e tre i casi si è probabilmente trattato di uno stesso gruppo, visto che, sostengono le autorità locali, ha agito sempre allo stesso modo. Ha attaccato durante le ore di buio, riuscendo a salire a bordo di diverse navi battenti bandiere cipriota, giapponese e Isole Marshall. Tre assalti che hanno innalzato il livello di attenzione del Recaap, suggerendo a tutte le navi che transitano nell'area di aumentare la protezione a bordo e informare le autorità su ogni minimo sospetto.
L'attacco di maggior rilievo si è verificato il 23 aprile, quando la nave giapponese Naninwa Maru 1 è stata abbordata non lontano dall'isola di Palau Ketam. La banda ha preso il controllo della nave e fatto prigionieri tre membri dell'equipaggio. In base al report del Recaap, dei circa cinque milioni di litri di gasolio che la nave trasportava, tre sono stati rubati e versati in due navi. I ladri hanno poi abbandonato la nave portando come ostaggio tre membri dell'equipaggio (comandante, primo ufficiale e capo ingegnere), lasciando tutti gli altri sulla nave, senza nessun danno.
È probabile che non si sia trattato di un semplice furto di bunker. Le indagini dei giorni seguenti delle forze di polizia locali sembrerebbero lasciar intendere una collaborazione da parte dei membri fatti ostaggio con i criminali. Tra gli indizi che lasciano supporre un accordo, i dubbi sulla sparizione dei passaporti, dei documenti personali e di altri oggetti dei marittimi, il mancato allarme dato durante le otto ore in cui la nave è stata sotto il controllo dei criminali e il fatto che siano stati scelti come ostaggi senza nessun apparente motivo. Le indagini sono ancora in corso.