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20 aprile 2024, Aggiornato alle 11,43
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La difficile privatizzazione di Tirrenia

Mediterranea Holding non demorde: vara un aumento di capitale, ancora però da sottoscrivere, presenta un'offerta migliorativa da 75 milioni ma perde due importanti soci. Tomasos e Coccia non ritengono più concreto il progetto d'acquisizione. Intanto, s'avvicina la data del 30 settembre per portare a termine l'impegno con l'Europa


Acque super agitate in Mediterranea Holding, l'unica al momento interessata alle sorti di Tirrenia dopo che Fintecna ne aveva rigettato l'offerta di acquisizione. Ora il futuro dei traghetti di Stato resta nelle mani del Commissario D'Andrea, che ha dichiarato lo stato d'insolvenza della capogruppo statale, del ministro dei Trasporti Matteoli, che si è impegnato a non fare lo "spezzatino" tra flotta, linee e servizi e dei sindacati, che il prossimo 6 settembre avranno un incontro con il governo. E di Mediterranea Holding, che comunque persegue il progetto originario di acquisire la proprietà. Proprio la compagine, formata da Regione Sicilia e gli armatori Lauro, Tomasos, Coccia, più altri imprenditori, ha dato vita a nuove iniziative intanto portando il capitale da 10 a 25 milioni e poi formalizzando al Commissario D'Andrea una nuova offerta di acquisto. Si parla di 75 milioni.
All'assemblea Mediterranea di ieri la società si è però anche sfaldata, perdendo alcuni soci importanti. Coccia e Tomasos hanno preannunciato il loro addio non ritenendo più il progetto concreto. Le loro quote, circa un terzo del capitale, potrebbero essere assunte da nuovi soci nell'ambito di fondi, piccoli armatori ed ex dirigenti/marittimi della stessa Tirrenia. Dei nomi solo indiscrezioni. Resterebbero il gruppo Lauro di Salvatore Lauro, presidente di Mediterranea, la Regione Sicilia del governatore Raffaele Lombardo che metterebbe parte delle proprie azioni del 37% (in questo caso quelle che danno diritto alla gestione, il 16%) a disposizione dei nuovi investitori. Infine la famiglia Busi-Ferruzzi e Isolemar.
La situazione, nella sua confusione, non è facile. Tra l'altro, che la privatizzazione di Tirrenia avrebbe avuto molte difficoltà era un'ipotesi paventata sin dall'inizio, quando i 16 pretendenti iniziali si erano via via sfilati fino a lasciare la sola Mediterranea. Nessun "big" dell'armamento nazionale aveva ritenuto l'operazione favorevole. E questo aspetto avrebbe dovuto far riflettere.
Quali le prossime puntate? Già si è detto dell'incontro tra governo e sindacati, immediatamente dopo, il 10 settembre, la deliberazione dell'aumento del capitale Mediterranea con l'ingresso dei nuovi soci, se ci saranno. Poi, l'impegno più importante, tra un mese il 30 settembre, quando scadrà l'accordo tra governo e Bruxelles per ultimare la privatizzazione della flotta pubblica. Ce la farà il governo italiano e, in caso contrario, l'Unione Europea concederà altre proroghe?