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16 aprile 2024, Aggiornato alle 15,53
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Eventi

Emissioni, braccio di ferro Imo-Russia

L'International Maritime Organization vuole introdurre  le nuove regole  sui contenuti di zolfo nel bunker entro il 2016. La Russia e altri Stati, per via dei costi, quattro anni dopo 


di Redazione 
 
Si apre una settimana fondamentale per lo shipping mondiale. Lunedi 31 è iniziata la sessione primaverile del Maritime Environment Protection Committee (MEPC) presso la sede dell'International Maritime Organization a Londra. Il comitato, uno dei due principali dell'Imo (l'altro è il Maritime Safety Committee), ha come obiettivo la tutela dell'ecosistema marino e la difesa dell'ambiente. Questa settimana la discussione principale riguarderà la possibilità di rendere operativo la terza parte degli accordi (tier III) in merito alle limitazioni sulle emissioni di NOx (azoto) da parte delle navi, che dovrebbero entrare in vigore dal 2016.
La proposta fa parte del pacchetto già discusso tante volte dall'Imo, che dal 2008 ha previsto una graduale riduzione delle emissioni. Le limitazioni di cui si parla in questi giorni dovrebbero portare a una riduzione di un successivo 80% rispetto la soglia attuale. Tali parametri riguardano l'Emission Control Area (ECA o SECA a seconda se si aggiunge "sulphur"), regole che impongono una certa quantità di zolfo nel bunker nei tratti costieri del mondo caratterizzati da un denso traffico di navi. Attualmente l'ECA include le coste dell'America settentrionale e del Mar Baltico, ma in un futuro dovrebbero farvi parte anche il Mediterraneo e le coste del Giappone. Queste nuove norme sono state approvate a settembre del 2012, ma non sono subito operative, ed è proprio sull'ultimo anno utile prima della loro entrata in vigore che si sta consumando un duro confronto tra Imo e Russia.
Contrariamente allo sviluppo regolare che avrebbero dovuto avere i lavori, la Russia ha presentato una proposta per posticipare l'entrata in vigore delle limitazioni previste dal tier III, spostandole dal 2016 al 2020, sostenendo che mancano le tecnologie adatte affinché le navi possano, con dei costi sostenibili, rispettare i parametri. Questa visione con collima con quella dell'Imo, che ha lavorato a lungo su questo progetto, con numerosi studi di fattibilità. Ma la proposta russa ha inaspettatamente trovato supporto in altri Stati, europei e non. 
La questione riguardante l'approvazione delle emissioni di NOx è diventata più che tecnica: l'Imo ha lavorato per anni sull'impatto ambientale ed è uno dei programmi fondamentali portato avanti dalle Nazioni Unite, come testimonia la recente visita del Segretario Generale Ban Ki Mon in Groenlandia per analizzare i cambiamenti climatici, insieme al Segretario Generale dell'Imo Koji Sekimizu. L'Imo non intende accettare che una proposta di tale portata sia posticipata. È "imbarazzata" dall'atteggiamento della Russia, isolata sul piano internazionale dopo la politica di aggressione dell'Ucraina, e che potrebbe, seppur in un campo molto tecnico e specifico, mettere in difficoltà la compattezza dei paesi europei e del blocco internazionale che si oppone al Paese, anche in considerazione del fatto che gli Stati Uniti sono stati i leader negli studi di fattibilità per la riduzione delle emissioni.
Infine, le implicazioni per armatori e soggetti privati sono evidenti: se la proposta passasse, si dovrebbero cambiare tutti i sistemi meccanici e di propulsione delle navi che saranno varate nei prossimi anni e, sebbene il programma di riduzione era previsto da tempo, i costi non saranno leggeri. 
L'esito del braccio di ferro tra chi vuole l'Eca entro il 2016 e chi entro il 2020 è ancora presto per scoprirlo. Se il Mepc  dovesse rimandare ogni decisione a ottobre il fronte dei "procastinatori" si farà più forte.