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23 aprile 2024, Aggiornato alle 16,31
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Infrastrutture

Ex Magazzini Generali, storia di un museo mancato

Il regista Jodorowski vi tenne una mostra dieci anni fa, poi è sceso l'oblio. La Soprintendenza lo ha dichiarato palazzo "d'interesse storico", ma intanto si sbriciola sotto lo sguardo dei crocieristi di Marco Molino


di Marco Molino 

(Articolo originariamente apparso sul Corriere del Mezzogiorno)

E' suggestiva, ma evidentemente difficile da realizzare, l'idea di una struttura museale all'interno del porto di Napoli. La recente proposta di allestire al molo San Vincenzo una mostra permanente dedicata alla storia dell'emigrazione, si è arenata sulle secche della burocrazia. Qualche anno fa, invece, in tanti avevano creduto possibile un riutilizzo in funzione espositiva degli ex Magazzini Generali, il grande edificio che domina lo skyline del Beverello. Lo stesso che altri, meno sensibili alle sirene della cultura, chiedevano di abbattere. Una polemica successivamente chiusa dalla Soprintendenza ai beni architettonici, che alla fine ha dichiarato il palazzo "d'interesse storico", quindi "intangibile". E infatti, dopo un decennio di estenuanti discussioni, nessuno si è più sognato di toccarlo, neanche per un recupero almeno parziale delle mura cadenti.
La tormentata vicenda degli ex Magazzini comincia nel 2002, quando la struttura viene scelta per ospitare una mostra dello scrittore e poeta Alejandro Jodorowsky. Negli ampi e misteriosi ambienti viene ricostruito un gigantesco verme del deserto, protagonista di un film mai girato. E' lungo 150 metri, alto cinque, e accoglie i visitatori nella propria bocca. Aggirandosi nel corpo del mostro, il pubblico segue le tracce di un "pianeta fantastico" affondato in trecento metri cubi di sabbia. Laura Angiulli, direttore artistico del Teatro Stabile Galleria Toledo, definisce la location "una collocazione consona all'evento, la cui essenzialità di architettura non concede ingombri o sovrapposizioni alla fantasiosa struttura portante della mostra".
Il successo dell'iniziativa, alimenta le speranze di chi immagina un recupero di quegli spazi proprio per allestire rassegne o mega istallazioni impossibili da sistemare in altri centri espositivi partenopei. C'è già il nome pronto: Museo d'Arte Contemporanea. Ma una delibera comunale del 2004, dirotta il progetto al Palazzo Donnaregina e dei vecchi Magazzini l'Autorità portuale propone di conseguenza la "totale demolizione, per far posto – dice - al moderno waterfront". I lavori sono pronti a partire, manca solo l'ok della Soprintendenza. Che però non arriva.
Nel 2008, il nuovo soprintendente Stefano Gizzi spiega che "l'opera architettonica progettata negli anni '40 da Marcello Canino va tutelata, non certo abbattuta". L'anno successivo si giunge a un compromesso: si potrà smantellare solo una parte della struttura, lasciandone in piedi circa il 70% come testimonianza storica, da ristrutturare e destinare all'accoglienza dei turisti. Otto milioni di euro sono stati stanziati nell'ambito del "Grande Progetto porto di Napoli". Lieto fine, insomma. C'è solo un problema: in attesa che i fondi vengano impiegati, l'edificio in rovina continua a far bella mostra di sé sotto lo sguardo dei crocieristi appena sbarcati in città.