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22 aprile 2024, Aggiornato alle 16,27
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Politiche marittime

Decreto Fare, cosa cambia per i porti

Tre assi di intervento: nautica, dragaggi e autonomia finanziaria che resta limitata a un anno, un «grosso errore» per Assoporti


Il Decreto Fare approvato il 15 giugno dal Consiglio dei Ministri guidato da Enrico Letta contiene diverse novità sulla portualità, riassumibili in tre principali interventi: fiscalità nautica, autonomia finanziaria e dragaggi.
Nautica. Abolizione della tassa di possesso per le imbarcazioni inferiori ai 14 metri – restano intatte quelle per i maxiyacht - e dimezzate le aliquote per le unità da 14 a 20 metri. Piccola rivoluzione per il noleggio occasionale, che ricordiamo per la legge non è un'attività commerciale e quindi non beneficia delle detrazioni. Il privato o le aziene di chartering potranno rifarsi di alcune spese, per esempio i secondi possono fittare ai primi parte delle unità da utilizzare per il proprio servizio senza necessariamente doverne acquistare di nuove. Viene eliminato il tetto di importo, pari a 30 mila euro, precedentemente fissato per l'applicazione del regime forfettario al 20%. Fissato invece a 60 il numero di giornate all'anno in cui poter svolgere tale attività. 
Autonomia finanziaria. Il tetto per l'avanzo di amministrazione, quello che le Autorità portuali possono trattenere per i propri investimenti, sale da 70 a 90 milioni ed è una quota che deve sempre essere distribuita su tutto il territorio nazionale, non vale per il singolo porto. La novità è che questo "tesoretto" tutto dedicato ai porti potrà essere speso non solo per la manutenzione e la sicurezza, ma anche per le politiche commerciali.
Dragaggi. Semplificate alcune procedure, anche se mancano ancora i dettagli che il CdM dovrebbe rendere noto a breve.
Critico il giudizio di Assoporti, che se da un lato promuove la facilitazione burocratica per gli escavi  - «il passo avanti dovrebbe essere significativo» ha detto il presidente Luigi Merlo – dall'altro boccia le misure per l'autonomia finanziaria, rievocando il vecchio conflitto tra il ministero del Tesoro e quello dei Trasporti: secondo Merlo è stato il ministero del Tesoro a frenare l'impegno dei Trasporti sulla pluriennalità dell'autonomia, «commettendo un errore molto pesante». «Innalzare il tetto è positivo ma inadeguato - ha concluso Merlo - il provvedimento, tra l'altro, deve essere pluriennale, perché solo in questo modo si possono affrontare investimenti strutturali, sennò continuiamo a vivere alla giornata».