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29 marzo 2024, Aggiornato alle 08,24
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Politiche marittime

Il commento di Genova al governo Letta

Mentre Spediporto critica la scelta di un ministero dei Trasporti poco preparato sul mare, Assoporti è più moderata e propone subito un tavolo tra ministeri


Mentre gli spedizionieri di Genova criticano apertamente la squadra del ministero dei Trasporti, ritenendola poco preparata al "mare", Assoporti è più cauta e, dribblando le polemiche, propone subito a Letta un tavolo congiunto Trasporti-Economia-Pubblica Amministrazione per svecchiare la burocrazia e far ripartire i porti italiani.
Le reazioni di Spediporto. La nuova squadra che forma il ministero dei Trasporti non piace agli spedizionieri genovesi. «Vi erano grande attesa e speranza sulle nomine riguardanti il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture» spiega il presidente Spediporto Maurizio Fasce, ma «queste nomine hanno deluso le aspettative». Perché? Perché non ci sono competenze, mancano «background e curriculum individuali» all'altezza delle missioni. Genova è «amara e delusa», raccogliendo secondo loro anche i sentimenti di tutta l'utenza portuale. «Sarebbe interessante capire e sapere cosa ne pensano i miei colleghi delle altre associazioni e lo stesso presidente Merlo (Luigi ndr) nella sua veste di presidente di Assoporti» spiega Fasce.
Il commento di Assoporti non tarda ad arrivare, senza sbilanciarsi però su competenze o incompetenze, ma anzi, mostrandosi subito collaborativa proponendo un tavolo di confronto per riassumere problemi e soluzioni per i porti. Come a dire: sarà la ricezione delle nostre proposte a chiarire il grado di competenza. «Le aspettative sono alte» afferma Merlo riferendosi più in generale al governo Letta, auspicando per il viceministro ai Trasporti Vincenzo De Luca «la delega specifica al nostro settore». «E' indispensabile avere un interlocutore dedicato e pronto sin da subito ad un confronto di merito». Merlo è intenzionato a proporre al presidente del Consiglio «l'istituzione a Palazzo Chigi di una cabina di regia tra ministero delle Infrastrutture, Economia e Pubblica Amministrazione per arrivare ad uno snellimento delle procedure, ad una semplificazione dei controlli delle merci e al superamento dei veti incrociati tra i diversi dicasteri che negli anni passati hanno determinato enormi danni alla portualità, allo shipping e alla nautica. Nel contempo, conclude Merlo, «mi auguro che con la costituzione prevista per la settimana prossima delle Commissioni Parlamentari possa ripartire subito il confronto su una nuova legge di riforma del settore che faccia tabula rasa dei vecchi disegni di legge e che sia orientata all'Europa e al mercato, liberando il settore da una burocrazia sterile e soffocante che da anni ostacola una enorme potenzialità di crescita». 
Le personalità che compongono il dicastero «sono validissime» ci tengono a precisare gli spedizionieri genovesi, ma, come al solito, «con poca cultura legata al settore dei trasporti e della logistica. Cosa che invece sarebbe servita molto». 
L'esempio dei paesi nordeuropei. Per spiegare il concetto, Fasce cita l'esempio di paesi che di logistica se ne intendono molto, quelli nordeuropei. «In Germania - spiega Fasce - la Federal Ministry of Transport è condotta da Peter Ramsauer, classe 1954, dal 2009 ministro dei Trasporti dopo un'esperienza nell'amministrazione statale e nel Bundestag. Suo braccio destro e sottosegretario ai trasporti è Andreas Scheuer, classe 1974, dal 2005, ad appena 31 anni, membro della commissione trasporti del Bundestag e dal 2009 segretario di Stato al ministero dei trasporti. Dal 2010 ricopre anche la carica di coordinatore, all'interno del ministero, della commissione trasporti, logistica e spedizioni. In Olanda, abbiamo un ministro donna, Melani Schult Von Hoege-Moas Geesternaus che prima di diventare ministro dei Trasporti è stato per dieci anni segretario di Stato del medesimo ministero. Questi elementi dovrebbero farci riflettere su come l'importanza di certe scelte in altri Paesi venga affrontata guardando prima alle competenze ed all'esperienza maturata in un settore piuttosto che agli equilibri politico-partitici. Il gap economico ed infrastrutturale dell'Italia rispetto a paesi come Germania, Francia ed Olanda nasce anche da qui».