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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Infrastrutture

Nell'extragettitto il nodo della governance portuale

All'assemblea Assoporti si è parlato dell'autonomia finanziaria. Il disegno di legge prevede un tetto troppo basso per dividerlo tra tutti i porti


di Paolo Bosso 
 
I porti italiani non si accontentano dell'autonomia finanziaria, tra l'altro inserita in un disegno di legge in discussione al Senato che rischia di naufragare per via della spending review. L'assemblea annuale Assoporti, svoltasi a Roma, che ha avviato la prima presidenza-staffetta della storia dell'associazione divisa tra Luigi Merlo (Genova) e Pasqualino Monti (Civitavecchia), ha visto un duro scontro tra i porti e il governo, quest'ultimo rappresentato dal viceministro dei Trasporti Mario Ciaccia e dal promotore della legge di autonomia finanziaria Luigi Grillo, presidente della VIII Commissione dei Lavori Pubblici del Senato. 
«I 70 milioni dell'autonomia finanziaria sono una mancia, a noi le mance non bastano» ha detto chiaramente Merlo. Questa cifra sarebbe il limite massimo che il governo distribuirebbe ai porti, che di fatto non corrisponde a quell'1% di gettito che dovrebbe tornare nelle casse dei porti, nocciolo dell'autonomia finanziaria, percentuale che se venisse rispettata sarebbe intorno ai 150 milioni. Anche Confitarma si allinea al giudizio negativo di Merlo parlando di un "fondo" «non sufficiente».
La questione dell'extragettito è un elemento chiave che tocca la governance dei porti. I 70 milioni di euro sono pochi se distribuiti equamente nei 24 porti italiani, addirittura mal distribuiti se non si guarda alle percentuali di traffico, alle infrastrutture e agli investimenti che fanno la differenza tra uno scalo e l'altro. Sono invece sufficienti se vengono dati a pochi porti, magari tre o quattro, oppure ridistribuiti sulla base delle singole performance. Tutte queste sono ipotesi dibattute già da tempo e chiamano in causa un'altra questione scottante, quella dell'utilità di avere ventiquattro authority. Ma sull'ipotesi di accorpamento l'Assoporti di Nerli è sempre stata chiara mantenendo una posizione analoga a quella riassunta da Ciaccia all'assemblea - «Non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello» - e non si vede perché Merlo o Monti debbano cambiare politica col rischio di fratturare ulteriormente un'associazione che non brilla per coesione interna.