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25 aprile 2024, Aggiornato alle 19,07
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Sono ancora utili gli hub portuali?

Dibattito sul futuro dei porti di trasbordo del Sud Italia. Per il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, non c'è concorrenza e andrebbero chiusi. Assologistica critica: "Gli hub del Sud fondamentali ma sono stati lasciati soli" 


Sulla crisi dei porti "hub" del Sud Italia si è aperta un'ampia discussione. In diversi terminal, colpa del calo dei traffici, è iniziata la cassa integrazione, ma ciò che preoccupa maggiormente gli operatori sono le prospettive di crescita rispetto alla concorrenza che viene dal Nord Africa con i suoi grandi scali di transhipment di recente costruzione pronti a entrare a pieno regime nei prossimi anni.
Di fronte a una situazione di questo tipo le cose da fare sono due: mollare la presa e lasciar perdere questo mercato, o correre ai ripari con nuovi investimenti e incentivi per rilanciare il settore. In questi ultimi giorni si è acceso un importante dibattito sull'utilità dei porti di trasbordo che rispecchia queste due posizioni. Da un lato c'è il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, e dall'altro Assologistica. Per il presidente dell'Ap genovese i porti di trasbordo del Sud Italia non hanno futuro per due ragioni. La prima è che fra tutti gli hub del Mediterraneo, quelli della penisola sono messi peggio di tutti, a cominciare dal costo della manodopera fino ai più alti costi fiscali (vedi tassa d'ancoraggio). Non c'è concorrenza. La seconda ragione è che incentivi per risollevare questo settore sarebbero uno spreco di risorse che potrebbero essere spese in altro modo, come nei sistemi dell'Alto Adriatico e dell'Alto Tirreno. 
Alle dichiarazioni di Merlo è seguita la dura critica di Assologistica che considera la posizione del presidente dell'Autorità Portuale di Genova frutto di un evidente conflitto di interessi, visto che il sistema dei porti dell'Alto Tirreno ha Genova al centro. «I porti di transhipment – spiega Giancarlo Russo, vicepresidente di Assologistica e vicedirettore del terminal container di Taranto - hanno un futuro grazie alla loro posizione geografica sia nell'ottica door to door a minor costo, sia come porta verso l'area balcanica, sia verso il Nord-Est europei». E sulla concorrenza con i grandi porti del Nord Africa Russo afferma che «ci sono evidentissime distorsioni del mercato che sono la conseguenza del disinteresse nei confronti del sistema sovranazionale del transhipment, nel quale non vigono e non valgono le regole comunitarie né quelle nazionali». Concorrenza spietata insomma. 
Il problema, in particolare, risiede nel fatto che mentre molti scali godono di forti incentivi, quelli del Sud Italia devono farcela da soli. Il porto tunisino di Enfidha, per esempio, per le aziende che cominceranno l'attività nel corso del 2010 e realizzeranno almeno il 70% del fatturato con l'export (cioè quasi tutte) ci sarà l'esenzione fiscale totale per dieci anni. Sgravi che fanno impennare gli investimenti. Sempre in Tunisia un operaio costa 120 euro per 48 ore settimanali, un impiegato amministrativo 220 e un tecnico qualificato 320. A Gioia Tauro, come ha ricordato Merlo, cinque volte di più. 
Sono queste considerazioni ad aver portato il presidente Merlo alle sue ciniche conclusioni. Ancora il vicepresidente Assologistica, Giancarlo Russo, fa notare che senza il trasbordo «i quasi 5 milioni di teu di movimenti attualmente patrimonio dei porti hub del Sud Italia non si sposteranno verso i porti del Nord» e l'auspicio di Merlo «rappresenterebbe un grande regalo proprio ai porti egiziani, maghrebini etc. Invece – conclude Russo - se finalmente si correggeranno le distorsioni di mercato le multinazionali che hanno puntato negli hub meridionali confermeranno ulteriori investimenti».
L'opinione di Assologistica si basa su un principio semplice, come spiega la stessa associazione: «Ogni battaglia non combattuta è perduta per definizione». Per l'associazione significa soprattutto regole europee e nazionali valide allo stesso modo per tutti gli scali di trasbordo. I porti del Sud Italia si trovano attualmente "schiacciati" tra due fronti con Genova e i sistemi dell'Alto Adriatico e Tirreno da un lato e i porti di trasbordo nordafricani, che si comportano come una "nuova Cina", dall'altro. La lotta per la sopravvivenza degli hub del Sud Italia è appena cominciata.
 
Paolo Bosso 
 
Nella foto: Giancarlo Russo, vicepresidente Assologistica