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28 marzo 2024, Aggiornato alle 13,45
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Infrastrutture

"Una legge per far ripartire i porti"

Assoporti chiede al governo più attenzione al settore. Nerli: "È una grande risorsa su cui il paese scommette a intermittenza". Sportello unico, finanziamenti virtuosi e meno burocrazia per rinnovare il comparto


Ripartire dallo sportello unico, finanziare i porti virtuosi e ridurre la burocrazia. Sono questi, secondo Assoporti, i tre punti attraverso cui rilanciare i porti italiani. Al molo Manfredi di Salerno, dove l'Autorità Portuale presieduta da Andrea Annunziata ha organizzato la nona edizione della Festa del Mare, Francesco Nerli, presidente dell'associazione dei porti italiani,i riassume le principali richieste del comparto. 
Ma senza una legge mirata una riforma che rispecchi questi tre criteri è impossibile. Per questo Nerli chiede al governo maggiore attenzione per un settore capace di contribuire al prodotto interno lordo «più del comparto automobilistico e dell'agricoltura». «Una grande risorsa per la ripresa - afferma all'Ansa il presidente dei porti italiani - su cui però il paese scommette a intermittenza».
Il comparto marittimo dà lavoro a oltre 70mila addetti e fornisce un contributo al Pil di circa 6,8 miliardi di euro. Il volume delle merci imbarcate e sbarcate, nei 39 porti distribuiti sulle coste di 12 delle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare, è di circa 435 milioni di tonnellate, mentre i passeggeri sono quasi 50 milioni. «Siamo il primo paese per numero di passeggeri in Europa e il secondo, alla pari con l'Olanda, per quanto riguarda le merci» ricorda Nerli. «I traffici negli ultimi mesi sono ripresi ovunque - aggiunge - ma per reggere la concorrenza occorre una maggiore attenzione da parte del governo».
«Servono maggiori investimenti nelle infrastrutture, per consentire alle merci che arrivano nei nostri porti di viaggiare spedite verso il cuore dell'Europa - spiega Nerli - una burocrazia più snella, che può essere realizzata attraverso riforme a costo zero come lo sportello unico doganale, e, soprattutto, l'autonomia finanziaria degli scali». 
Le speranze, adesso che la manovra economica è legge, sono tutte rivolte al decreto sviluppo annunciato dal governo: «Il nostro auspicio - sottolinea Nerli - è che il provvedimento metta le basi per una riforma attesa da tempo. Non si può rimandare ancora, bisogna intervenire rapidamente».
«L'epoca dei finanziamenti a pioggia è ormai morta e sepolta - continua il presidente di Assoporti - bisogna consentire ai porti di investire in base alla ricchezza prodotta. In questo senso l'autonomia finanziaria è discriminante, da questa riforma dipende il rilancio di un settore in grado di trainare l'intero paese. È un elemento capace di creare concorrenza e, quindi, sviluppo - conclude - ed è indispensabile per essere davvero competitivi».