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20 aprile 2024, Aggiornato alle 11,43
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Infrastrutture

Fondali profondi e sbarchi veloci. Lo sviluppo dei porti inizia da qui

Al convegno "Nuovi traffici, nuove tecnologie, nuove professioni" di Civitavecchia l'analisi degli operatori sul futuro dei traffici nel nostro paese 


«Il Lazio e i suoi porti sono strategici per l'economia regionale e di tutto il centro sud e gli agenti marittimi sono una delle componenti chiave per lo sviluppo dei traffici marittimi e quindi della portualità dell'area». In occasione del convegno Nuovi traffici, nuove tecnologie, nuove professioni organizzato a Civitavecchia da Cargotec, Piero Tarantino di Asamar Lazio ha commentato così il ruolo economico del porto laziale. «Oggi i modelli di riferimento sono quelli dei porti del Nord Europa – continua Tarantino - che sempre più si interfacciano con gli enti territoriali e comunità locali per la progettazione e lo sviluppo di una comune strategia di crescita. Questo è valido più che mai per Civitavecchia che ha importanti progetti di sviluppo nei prossimi anni. 
Secondo il segretario generale dell'Autorità Portuale di Civitavecchia, Giuseppe Guacci, il porto di Civitavecchia «non ha ancora esaurito la sua spinta evolutiva e continua l'espansione sia delle aree portuali che dei traffici». Nello scalo laziale operano 16 imprese autorizzate e innumerevoli aziende dell'indotto portuale. Sono oltre 2.800 gli occupati diretti e oltre 10.000 quelli dell'indotto. Le merci movimentate superano i 10 milioni di tonnellate. Sono quasi 2,4 milioni i crocieristi, 2,8 milioni i passeggeri dei traghetti e 700mila i mezzi rotabili pesanti guidati o non.
L'Interporto di Orte, il Car di Roma, il Mof di Fondi e l'Icpl-Interporto di Civitavecchia sono i punti nevralgici che permetteranno in futuro di sviluppare nuovi traffici. Le strutture ci sono quindi, se c'è qualcosa che può essere migliorata è l'efficienza, come spiga Enrico Maria Pujia, direttore generale del ministero dei Trasporti: «Non bastano nuove navi e nuovi porti per concorrere a livello internazionale. Il futuro è quello dell'efficienza». Oltre a banchine ben attrezzate servono le condizioni che stimolano le grandi compagnie di navigazione a servirsi di uno scalo piuttosto che di un altro. Aniello Russo dell'Istituto Tecnico Nautico Marcantono Colonna di Roma ha ricordato quelli che sono i gap che i porti italiani devono superare perché un armatore se ne serva. «Le navi di ultima generazione – commenta Russo - che hanno costi enormi di gestione, richiedono in primo luogo fondali sufficienti oltre al celere svolgimento di tutte le attività. Qualsiasi bottleneck scoraggia l'armatore: l'efficienza e l'affidabilità dei mezzi di sollevamento, e le relative manutenzioni rappresentano un punto di forza per un porto».