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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Politiche marittime

Nel Mediterraneo arrivano gli alieni

Vegetali e animali marini invasivi introdotti accidentalmente o deliberatamente dall'uomo. Un problema spesso sottovalutato 


di Stefano Briata - DL News

 

Ho partecipato ad un conferenza organizzata dalla Scuola di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università di Genova, avente come argomento "Le specie aliene invasive". Anche se sono uno storico dell'arte, e di storia moderna e contemporanea, ho deciso di partecipare a questa conferenza perché si tratta di un argomento che riguarda tutti noi nella vita di tutti i giorni, ignorato dai politici e dalla TV. Il relatore della conferenza è stato il professor Mauro Mariotti, ordinario di Botanica ambientale e applicata dell'Università di Genova, dove è direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita (DISTAV) e svolge ricerche su metodi per la riqualificazione ambientale, il monitoraggio, la gestione e la conservazione della biodiversità.

 

La biodiversità
Ora vediamo in sintesi la Biodiversità, il paesaggio e il suo impatto economico sulla Liguria. In sintesi, le specie aliene sono piante e animali introdotti accidentalmente o deliberatamente dall'uomo al di fuori della loro area d'origine, in ambienti dove non erano presenti. Quelle in grado di riprodursi e diffondersi da sole sono considerate "specie aliene invasive" e possono causare gravi danni all'economia, alla salute umana e alla biodiversità. In Europa le specie aliene sono circa 12mila e di queste circa il 15% sono invasive e potenzialmente più pericolose per l'uomo e l'ambiente. I danni in Europa per l'agricoltura, le infrastrutture, la salute, i valori culturali ricreativi sono stimati in 12 miliardi di euro all'anno. Anche la Liguria risente di questo fenomeno ma spesso, e purtroppo, è sottovalutato.

 

Descrivendo in breve, le specie aliene sono state introdotte volontariamente o accidentalmente dall'uomo al di fuori della loro area d'origine: esse sono la seconda minaccia per la biodiversità; rappresentano il fattore chiave nel 54% dell'estinzione di specie animali e vegetali; sono responsabili della perdita del 5% del PIL mondiale; sono vettori di oltre cento agenti patogeni. Le specie aliene sono state introdotte al di fuori del loro contesto originario tramite il rilascio volontario per la caccia e la selvicoltura. Altre possono essere introdotte in luoghi al di fuori del loro area e attraverso la fuga da coltivazioni/allevamenti, tipo le piante ornamentali, ad esempio il giacinto d'acqua; l'introduzione volontaria con il commercio di beni di consumo, ad esempio contaminanti di sementi per l'agricoltura; le vie di trasporto con "clandestini" (non solo l'uomo) a bordo di navi e aerei, e diffusione lungo le strade e le ferrovie.

 

Specie aliene
Come sono arrivate da noi le specie aliene? Le vie più comuni sono legate all'introduzione volontaria; in Europa il 68,8% di specie esotiche naturalizzate è introdotto volontariamente dall'uomo, mentre per il 37,2% degli organismi l'introduzione è accidentale. Esempio è il gambero rosso della Louisiana (USA), introdotto dagli allevatori della Versilia, vicino a Massaciuccoli, e che si è diffuso in tutta Italia: in Liguria è presente sulle rive del Fiume Magra. Molte specie aliene comportano danni economici come la Xylella, parassita che provoca il rapido disseccamento dell'olivo, che è stata importata. Oltre ai danni economici le specie aliene provocano danni alla salute pubblica, alle altre specie e all'habitat. In Europa si stima che almeno il 30% delle specie esotiche arrechi problemi all'economia e alla biodiversità causando danni per circa 12,5 miliardi di euro all'anno negli ultimi trent'anni (fonte: Commissione Europea, 2014): incremento del 76% in Europa, il 96% in Italia.

 

Gli impatti negativi a livello economico li troviamo appunto in agricoltura, silvicoltura e pesca; ci sono danni alle infrastrutture e/o riduzione della disponibilità idrica a causa del blocco delle vie d'acqua e delle tubature industriali; perdita dei valori ricreativi e culturali; gravi danni per la salute (vettori di malattie, allergie, dermatiti da contatto anche gravi). In Europa si stima che ci siano più di 12 mila specie aliene, e tra queste invasive potenzialmente più pericolose per l'uomo e l'ambiente sono il 10-15%; in Italia sono presenti oltre 3 mila specie aliene di cui la maggior parte sono animali, inoltre vi è un numero elevato di specie aliene invasive ritenute pericolose a livello europeo.

 

Tra le specie aliene segnaliamo il giacinto, una pianta acquatica utile nell'impiego della produzione di bioenergia e fitodepurazione, ma in condizioni controllate; nello stesso tempo, però, la pianta favorisce le malattie portate da zanzare e gasteropodi, e causa l'eutrofizzazione e impedisce o danneggia la navigazione. La mimosa in Italia è rappresentata da 7 specie di cui 4 nella sola Liguria, mentre tre sono casuali e una è di tipo invasivo. Quella invasiva è denominata Acacia dealbata ed è una specie con effetti fitotossici; preferisce i suoli umidi ma tollera anche quelli secchi; altera le comunità vegetali, animali, fungine e batteriche; è fortemente favorita dagli incendi. Tale pianta invasiva può essere contenuta preservando i boschi naturali, dato che essa colonizza dopo un incendio, utilizzando il Melanterius maculatus per predare i semi, oppure rimozione della corteccia fino ad un metro dal suolo.

 

Un problema molto sentito in Liguria è quello del punteruolo rosso delle palme, provenienti dal Sud-Est Asiatico. È stato accidentalmente introdotto a metà degli anni '90 nel bacino del Mediterraneo. Esso si sviluppa a spese di altre specie di palme; la femmina depone le uova in un foro ricavato con le mandibole o in ferite preesistenti e le larve si sviluppano all'interno della pianta nutrendosi delle basi fogliari e delle parti in accrescimento. L'attacco del punteruolo rosso comporta un alto tasso di mortalità nelle piante colpite. Tengo a precisare che la cura per il punteruolo rosso esiste, ma è importante evitare di importare palma dal Sud-Est asiatico, e di utilizzare quelle nostrane coltivate e cresciute nel nostro territorio.