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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Infrastrutture

Rimorchiatori Napoletani, cent'anni di storia

Il gruppo che opera a Napoli, Taranto, Bari e Gaeta festeggia un secolo di attività. Una conversazione con il presidente de Domenico


di Paolo Bosso
 
Riprendere i servizi d'altura riattivando Rimorchiatori Meridionali, sperando che i segnali di ripresa del mercato offshore portino a un periodo più stabile. Poi, due nuove unità azimuth stern drive entro l'anno prossimo, per avere una flotta non più vecchia di quindici anni di età (media). «Napoli è un porto che fa poca rada, accoglie navi sempre più grandi ma in banchine sempre uguali. È un laboratorio, ci gira di tutto, dal peschereccio alla petroliera. Qui i servizi tecnico-nautici devono essere flessibili, non possiamo specializzarci per una specifica tipologia di traffico, almeno non troppo». Nel suo ufficio di via Depretis, a Napoli, Gianni Andrea de Domenico prepara l'evento di sabato prossimo, quando il gruppo di cui è presidente, Rimorchiatori Napoletani, festeggerà cent'anni con un evento alla stazione marittima. L'anniversario di un servizio portuale fondamentale in un porto commerciale visto che traina, letteralmente, il traffico mercantile aiutando le grandi navi ad ormeggiare. Un lavoro ridimensionato rispetto al passato: da un lato sono gli stessi rimorchiatori a farsi più efficienti, dall'altro lo sviluppo tecnologico delle navi richiede sempre meno ausilio di terzi per attraccare. «Oggi un rimorchiatore fa il lavoro di due e richiede meno personale», spiega de Domenico. Riguardo alla crisi del settore offshore, commenta che «se in un passato recente un'unità spuntava rate giornaliere fino a 30 mila sterline al giorno, oggi ci si ritiene fortunati con non più di 7/8 mila».

L'atto istitutivo di Rimorchiatori Napoletani risale a giugno 1917, quando 16 persone, "dopo ponderata riflessione e maturi consigli", fondono le proprie attività di rimorchio nautico in un'unica società. Oggi conta una flotta di 17 unità, dislocate nei porti di Napoli, Taranto Bari e Gaeta. «Arriveremo a 18, una andrà in pensione e due entreranno in servizio entro l'anno prossimo, attualmente sono in costruzione nei cantieri turchi di Sanmar, dopo l'esperienza di Singapore di un decennio fa è la nostra seconda commessa fuori dall'Italia. Nei prossimi anni vorremmo aggiungere fino a tre "Giano", più altri due grossi azimutali entro il 2022. Mezzi ibridi diesel-elettrico, senza trascurare il gas», spiega de Domenico. "Giano" è il modello più muscoloso di tutti i rimorchiatori. Rispetto al classico "azimutale", che si muove con due propulsori indipendenti a poppa, Giano è un mostro di potenza "bifronte" con due propulsori a prua e poppa, una trazione integrale idonea per gli stretti spazi del porto. In Italia l'esclusiva per la sua realizzazione ce l'ha il cantiere di Rosetti Marino di Ravenna. «Vogliamo rinforzare gli scafi degli azimutali, per meglio adattarlo alle operazioni di emergenza», come il recupero al largo di navi in difficoltà, fino allo spegnimento degli incendi. 

Rimorchiatori Napoletani si sta preparando alle gare del 2023, quando scadranno le concessioni dei servizi portuali a Napoli e Taranto. «Ci aspettano forti investimenti – continua de Domenico -, consapevoli che il mercato non è più quello degli anni '90». Il gruppo conta di riprende lo "spin-off" alturiero della Rimorchiatori Meridionali attualmente "congelato" per scarsità di domanda, «ma – spiega de Domenico –. L'altro ramo è l'oil&gas, gestito dalla Portosalvo con sede a Londra e uffici operativi in Scozia, ad Aberdeen ma l'attività riprenderà pienamente solo se il prezzo del petrolio al barile ritornerà stabilmente sopra i 60 dollari».
Il futuro è nello sviluppo delle tecnologie di monitoraggio. Rimorchiatori Napoletani partecipa al Sea Traffic Management (ex MonaLisa2.0), progetto co-finanziato dall'Europa volto a coordinare maggiormente nave e porto per evitare la spiacevole situazione di un'unità in arrivo che non trova subito disponibili i servizi portuali. 

Rimorchiatori Napoletani conta un CdA di 13 membri e tanti eterogenei investitori, tra cui  la Panfido (con l'8%), che opera nei porti di Venezia e Chioggia con 19 unità. In tutto 210 soci «abbastanza diversi tra loro per estrazione ed interessi», afferma de Domenico. «L'evento di sabato alla stazione marittima – conclude - servirà anche come momento di aggregazione per quegli investitori che non conoscono bene il nostro mondo».