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25 aprile 2024, Aggiornato alle 12,04
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Politiche marittime

Riforma dei porti, le reazioni: "Speriamo non sia un gattopardo"

Quasi tutti salutano il decreto legislativo del governo come una bella novità. Il fronte contrario vede persa l'autonomia degli operatori


di Paolo Bosso
 
Quasi tutti d'accordo che questo primo step sia una novità positiva, sperando però di non vederla vanificata nei provvedimenti attuativi. Il cluster portuale italiano saluta così la riforma della portualità italiana avviata la settimana scorsa con un decreto legislativo dal Consiglio dei ministri.
 
Gli spedizionieri, "Deve essere una law in action"
Semplificazione burocratica con lo sportello unico doganale; meno conflitti di interesse negli organi di autorità degli scali grazie a un comitato portuale più piccolo senza operatori; infine "autorità di sistema portuale" con poteri reali di coordinamento e controllo. Sono questi tre gli elementi più importanti secondo Fedespedi. Però ora «la riforma dovrà diventare una law in action e sappiamo che spesso, in Italia, le migliori riforme sono state spesso svilite da non adeguate norme applicative», afferma il presidente della federazione degli spedizionieri italiani Roberto Alberti.
 
Assoporti, "Aspettiamo i provvedimenti attuativi"
L'associazione dei porti italiani apprezza il lavoro svolto dal ministero dei Trasporti, a cui ha partecipato direttamente. «Una riforma – si legge in una nota - che l'associazione spera possa consentire al sistema paese di sfruttare sino in fondo le potenzialità e la strategicità di questo comparto, nell'auspicio che siano definiti in tempi rapidi i provvedimenti attuativi».
 
I sindacati, "Ora guardiamo all'Europa"
«Ora si metterà alla prova la riduzione delle attuali autorità portuali in una logica apprezzabile di sistema paese» afferma il segretario Filt Cgil Nino Cortorillo. «Guardiamo più all'Europa che alla deregolamentazione di altri settori».
 
Le critiche di La Spezia e Salerno
Il fronte avverso è stato rappresentato in questi mesi dagli operatori portuali di La Spezia, Savona e Salerno, di cui gli ultimi due saranno accorpati, se passa il decreto legislativo, agli scali capoluogo. Voci non tanto avverse all'accorpamento in sé, quanto verso un finto accorpamento visto che si tratta di una mini riduzione di fatto delle autorità portuali, che sotto le autorità di sistema vengono ridotte da 24 a 15. Una riforma-gattopardo insomma, quella vera sarebbe consistita in sole sei autorità di sistema, corrispondenti a sei macro regioni logistiche. «A chi giova la cancellazione dell'autonomia dell'Autorità portuale di Salerno?» si domanda il presidente del gruppo Gallozzi Agostino Gallozzi. «Gli accorpamenti non hanno alcuna rilevanza rispetto alla soluzione delle vere problematiche della portualità del paese». «Tranne qualche lodevole e rara iniziativa – accusa Gallozzi -, attorno a noi il silenzio sull'argomento è stato troppo forte, da parte delle istituzioni e anche da parte dei sindacati».
Dello stesso avviso la comunità portuale di La Spezia, recentemente unificata nella rappresentanza unica di La Specia Port Service. «Chi può davvero credere che consegnare i porti italiani a un governo tutto politico escludendo gli operatori e gli utenti privati dalla cabina di regia, possa rappresentare la formula vincente?». Secondo gli operatori liguri si è passato da un eccesso a un altro, da una paralisi burocratica a una semplificazione che "puzza" di autoritarismo governativo, cosa che secondo i critici si nota proprio nel Comitato portuale che sì, viene ridotto a un massimo di cinque membri, ma "esilia" gli operatori nel "Tavolo di partenariato". «Nei nuovi comitati di gestione dei porti di sistema sono presenti solo ed esclusivamente rappresentanti della politica, agli operatori portuali è assegnato un puro potere consultivo, ovvero nulla». Infine, «l'attribuzione di super poteri al presidente delle authority presuppone l'individuazione di figure di alto profilo tecnico. Auspichiamo quindi che, dalla mediazione fra Stato e Regioni non scaturiscano nomine di esclusiva valenza politica ma ben radicate nel mondo produttivo e dotate di caratura internazionale».