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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Porto isola di Gela, si fermano i rimorchiatori

La Società Siciliana Salvataggi dichiara di non poter coprire neanche i costi del personale. Ma senza servizio tecnico, è impossibile entrare o uscire dallo scalo della fabbrica ENI


Con il fermo dei rimorchiatori nel porto isola di Gela della fabbrica ENI, rischiano di rimanere a casa trecento lavoratori. Ai 37 dipendenti della Società Siciliana Salvataggi, che fino a ieri assicurava il servizio tecnico nello scalo, si potrebbero presto aggiungere tutti gli altri operatori in forza alle aziende che lavorano lungo lo specchio d'acqua della fabbrica: senza rimorchiatori, infatti, nessuno entra e nessuno esce dal porto isola. Il problema è che la Siciliana Salvataggi non riesce più a sostenere il buco di bilancio causato, fra le altre cose, dalla riduzione del numero di navi che attraccano per scaricare le merci destinate alla raffinazione. La grave situazione finanziaria dell'azienda napoletana ha allertato la Capitaneria di Porto (dove nei giorni scorsi si sono svolte alcune riunioni infruttuose) e i sindacati. La Filt Cgil chiede l'intervento delle istituzioni. Un appello lanciato anche da Federimorchiatori che in una nota sottolinea come "da molti mesi la società ha attivato tutte le istituzioni alla ricerca di soluzioni che potessero consentire non di guadagnare, ma di coprire i costi vivi del mantenimento del servizio di rimorchio nel porto di Gela. La totale rigidità incontrata sia sul fronte tariffario che organizzativo, nonostante il drammatico calo di approdi nel porto, non consente di coprire con i ricavi neanche per il solo costo del personale. Non é più possibile operare in queste condizioni". Appare incredibile, aggiunge Federimorchiatori, "che solo negli ultimi giorni si stia parlando del servizio di rimorchio dopo mesi di indifferenza e solo nell'ottica di cercare soluzioni tampone verso terzi, per i quali evidentemente si ritiene si possa derogare dai vincoli imposti alla Siciliana Salvataggi".
Le "soluzioni tampone" prospettate riguarderebbero l'intervento di altre aziende, munite dell'autorizzazione ministeriale necessaria, già impegnate in altri siti. Tutto questo, in attesa di bandire una nuova gara e assegnare, definitivamente, il servizio.