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17 aprile 2024, Aggiornato alle 18,17
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Infrastrutture

Porto di Taranto fra ritardi e burocrazia. Il focus del Propeller

Nell'incontro organizzato dal Club Port of Taras, gli operatori hanno analizzato criticità e prospettive del terzo scalo d'Italia


Quale influenza può avere sul territorio un importante terminal contenitori, oltre ed insieme ad altre specificità di trasporto portuale (merci varie, rinfuse solide e liquide, componenti di grandi impianti off-shore, grandi strutture metalmeccaniche, ro-ro, ro-pax, traghetti o navi di crociera)? E' la domanda a cui hanno cercato di dare una risposta i partecipanti del convegno "Il Porto di Taranto con o senza container", organizzato nei giorni scorsi dall'International Propeller Club Port of Taras, presieduto da Michele Conte. Con lui erano presenti Umberto Masucci, presidente nazionale de The International Propeller Clubs, Giovanni De Mari, presidente del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali, l'agente marittimo Vito Totorizzo e il nuovo Comandante della Capitaneria del Porto di Taranto, Giuseppe Famà. Il confronto si è articolato tra criticità e prospettive dello scalo pugliese, proprio in questo periodo al centro di un dibattito decisivo per il proprio futuro. 
"Per ciò riteniamo – ha spiegato Conte - che non sia opportuno entrare nel merito delle responsabilità della difficilissima congiuntura che sta attraversando il porto di Taranto, in particolare per le vicende che stanno caratterizzando il Terminal contenitori con le problematiche occupazionali e le opportunità di sviluppo delle attività di logistica intermodale dell'interno porto e, in particolare, degli impianti di Taranto Logistica in corso di realizzazione. La delicatezza delle trattative in corso con due primarie società straniere quali Evergreen e Hutchinson – ha proseguito il presidente del Propeller Club Port of Taras - impone che si possa giungere ad una soluzione che non veda compromessi i diritti dei lavoratori, le convenienze economiche degli investitori e le opportunità di sviluppo del porto e del territorio".
Umberto Masucci, ha ricordato come quello jonico sia il terzo porto d'Italia, quindi strategicamente molto importante per il Paese. Nonostante questo, "lo Stato ha preso tanti impegni che non ha mantenuto".  Risulta allora necessario "fare rete fra i diversi soggetti interessati alla portualità. E' nostro compito – ha concluso Masucci - incalzare i politici sia locali che nazionali per affermare la centralità del TCT, che da parte sua deve garantire più traffico".