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18 maggio 2024, Aggiornato alle 18,37
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Cultura

Porti e geometrie, l'album fotografico dello scalo di Livorno

Commissionato dall'Autorità portuale, il libro è stato realizzato da Dario Matteoni, Irene Taddei, Francesca Cagianelli e Massimo Gasperini


Un viaggio storico, fotografico e artistico all'interno di quel micro-mondo chiamato porto, con una attenzione particolare alle sue geometrie, forme, trame e reticoli. Districandosi tra ponti mobili, gru, magazzini e silos che affollano le banchine dello scalo labronico, il volume confezionato dall'Autorità portuale di Livorno e intitolato Porti e geometrie è qualcosa di più che non la classica strenna natalizia da mettere sotto l'albero, ma un prodotto editoriale singolare.

A realizzarlo su commissione della Port Authority sono stati ben quattro curatori, che hanno messo in sinergia competenze e professionalità diverse: dall'ex assessore alla cultura sotto il mandato Lamberti, Dario Matteoni, alla fotografa Irene Taddei, dalla critica d'arte Francesca Cagianelli all'architetto Massimo Gasperini.

E' la prima volta che il porto di Livorno viene visto attraverso i filtri della geometria e delle forme: le finestre squadrate del Silos del Tirreno; le nervature storiche della Torre del Marzocco; le masse cilindriche dei rotoli di carta Kraft; i capitelli del Silos Granari, i transtainer della Darsena Toscana e le architetture navali riprese dall'alto della Calata Punto-Franco risaltano dagli stupendi scatti della Taddei con la stessa vitalità e ricchezza con cui il Carpaccio era solito dipingere la sua Venezia, e hanno la forza di introdurre nel porto, nel mondo di tutti i giorni, elementi di insospettabile novità. Nel libro è anche presente una sezione dedicata alla pittura: dalle vedute portuali di Ugo Maranesi alle lezioni sul porto-atelier di Giovanni Fattori e Guglielmo Micheli per arrivare a Lloyd e a Mario Puccini.

"Oggi – ha detto Dario Matteoni – ci siamo abituati a vedere il porto attraverso le immagini cartolinistiche e dal sicuro effetto scenografico scattate da macchine fotografiche all'ultima moda; con questo prodotto editoriale abbiamo provato a rileggere lo scalo labronico usando griglie e punti di vista particolari: si tratta di un percorso di riflessione visiva e storica che ci mostra ciò che ad occhio nudo non riusciremmo a cogliere: Walter Benjamin lo chiamava inconscio ottico".

"Non è la prima volta che questa Autorità portuale realizza pubblicazioni fotografiche sul porto – ha aggiunto il segretario generale dell'Ap, Massimo Provinciali – lo scalo portuale e le sue architetture sono e rimangono una fonte inesauribile di emozioni. Siamo contenti di aver contribuito a diffondere l'immagine di Livorno attraverso iniziative di alto spessore culturale, e questo libro ne è la dimostrazione".