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19 aprile 2024, Aggiornato alle 10,23
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Logistica

Piano della logistica, Aiello: "L'accorpamento non è una priorità"

Intervista al capo gabinetto del MIT che insieme al senatore Filippi e ad Assoporti realizzerà il piano con il quale rifare i porti italiani


di Paolo Bosso 
 
«Attenzione, l'accorpamento dei porti è il punto di arrivo, non di partenza. Potrebbe esserci l'accorpamento, ma lo sapremo solo tra novanta giorni, prima c'è da fare tutt'altro». Giacomo Aiello (foto a sinistra), capo di Gabinetto del ministero dei Trasporti a fianco a Maurizio Lupi, è uno dei coordinatori dietro la stesura dell'articolo 29 contenuto nello Sblocca Italia, quello che lancia un piano nazionale della logistica da realizzare entro novanta giorni, il tempo di recepire entro trenta dalle autorità portuali un resoconto dei progetti in corso o da fare.
Aiello ci tiene a precisare che l'accorpamento delle autorità portuali italiane sarà una decisione da prendere alla fine di questo percorso. C'è prima il piano nazionale da fare, poi sulla base di questo verrà naturale stabilire la necessità o meno di sacrificare qualche porto e qualche poltrona.
Già perché il grosso sarà proprio il piano della logistica, di cui se ne parla da anni e quasi nulla è stato fatto. I convegni ne sono pieni e fino a due anni fa l'unico che se ne interessava attivamente era Bartolomeo Giachino, ex consigliere del ministero dei Trasporti che con la sua Consulta per l'autotrasporto e per la logistica ha girato l'Italia. Perché di piani l'Italia è piena, quello che manca è il suo valore "nazionale".
Il lavoro di Giachino non ha fatto una bella fine. È stato consegnato a settembre di ben due anni fa all'allora ministro dei Trasporti Corrado Passera ma è di fatto sparito nel nulla, senza però sorprendere nessuno visto che le premesse già parlavano di convegni itineranti e niente di più.
 
Nei prossimi novanta giorni terrete conto di ciò che ha fatto Giachino in questi anni?
«Guardi, non so cosa ha fatto Giachino ma terremo conto dell'apporto di tutti. L'interlocutore privilegiato sarà Assoporti, che sarà affiancata da esperti del settore».
 
E con Filippi (Marco, senatore e membro della Commissione Lavori Pubblici che ad aprile scorso ha presentato il progetto di riforma dei porti del PD)?
«Con Marco ci sentiamo un momento sì e un momento no, è uno dei coordinatori principali».
 
Che cos'è un piano nazionale della logistica?
«È un piano che individua i filoni di traffico, sulla base dei quali stabilisce la modalità ottimale di trasporto da utilizzare: navi da 18mila teu o trasbordo? Poi si individuano i gateway, e solo allora, sulla base delle modalità di trasporto e dei punti di accesso principali, si potranno individuare le priorità, se mantenere tutte le autorità portuali o accorparne qualcuna. Come vede, è solo alla fine che si discuterà di porti, prima c'è la logistica».
 
L'accorpamento non è una priorità.
«Dobbiamo prima vedere dove vanno le merci e quale sia la forma principale con cui trasportarli: interporti, ferrovie, aeroporti, porti. Diciamo che entro massimo cinque mesi sapremo dare una risposta».
 
Lo sa che se si realizzassero all'istante tutti i progetti infrastrutturali rimasti sulla carta l'Italia avrebbe circa 37 milioni di teu di capacità, a fronte di un traffico attuale che non arriva neanche a un terzo?
«Questo fiorir di progetti è un lusso che non possiamo più permetterci. La chiave del piano nazionale della logistica è proprio nel mettere la parola fine all'assenza di coesione nazionale nei progetti infrastrutturali, mettere la parola fine alla mancanza di unità che ha portato a questo enorme spreco di risorse».