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25 aprile 2024, Aggiornato alle 19,07
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Armatori

"Perché i rimorchiatori non ce l'hanno fatta?"

Con l'usuale discrezione degli armatori, Ignazio Messina si chiede com'è possibile che i rimorchiatori non siano riusciti a contrastare l'inerzia della nave


"Quella di tacere non è una strategia, è una scelta precisa e condivisa da tutto il nostro gruppo e dalla nostra famiglia". L'ultimo comunicato dell'armatore genovese Ignazio Messina riassume l'atteggiamento usuale degli armatori, che si tratti di business o, come in questo caso, di una tragedia come quella accaduta a Genova: la discrezione. "Quale parte coinvolta nel tragico incidente, sarebbe irrispettoso anche nei confronti del lavoro delle Autorità inquirenti che stanno svolgendo le inchieste su quanto avvenuto entrare nel vivo del dibattito pubblico". In altre parole puro e semplice buonsenso. "E' per questo che abbiamo deciso di non aderire, per il momento, alle tante richieste di interviste e contatti che ci sono state rivolte dai media" spiega Messina. "Tuttavia – prosegue il comunicato - avendo letto e sentito gravi inesattezze e illazioni nei confronti della nostra società, avvertiamo la necessità di fornire alcuni elementi di chiarimento sul tema della sicurezza a tutela anche dei nostri collaboratori". Sì perché all'indomani del tragico incidente le polemiche sulla sicurezza nei porti, se non su un'eventuale errore umano, non sono mancate. "Confermiamo che la manovra – spiega l'armatore - si stava svolgendo in condizioni di piena e completa sicurezza: le condizioni meteo-marine erano ottime, il pilota era regolarmente a bordo della nave, i due rimorchiatori che il nostro comandante aveva deciso di utilizzare erano regolarmente "voltati", attaccati alla nave". L'incognita, secondo l'armatore, risiede nella manovra dei rimorchiatori: "Quello che non riusciamo davvero ad accettare è che i due rimorchiatori, anche ammesso che la macchina della nave fosse ferma nella fase di evoluzione, in quelle condizioni meteo – marine ottimali, non siano stati in grado di tenere una nave di medie dimensioni, come la Jolly Nero, lontana dalle banchine in un così ampio specchio acqueo in cui evoluiscono navi di dimensioni ben maggiori". 
"La nostra società ha investito moltissimo nella sicurezza e nella formazione sottoposta com'è, fra l'altro, ad una serie di controlli che forse trova analogo riscontro solo nel settore dell'aviazione civile e che si fonda su diversi livelli: amministrazione dello Stato di bandiera con riferimento alla sicurezza della navigazione, Registro di classificazione, nel nostro caso il RINA, e amministrazioni diverse rispetto a quella dello Stato di bandiera quando le navi approdano nei porti di Stati esteri. Il nostro gruppo – conclude Messina - si assumerà, come sempre fatto, le proprie responsabilità e si è fin dall'inizio messo a completa disposizione delle autorità inquirenti al fine di un esaustivo accertamento della verità".