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28 marzo 2024, Aggiornato alle 09,52
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Politiche marittime

Napoli, sul porto l'ultimatum di Caldoro

Il presidente della Regione minaccia il ritiro del Grande Progetto perché non vede coesione attorno al Piano. Scettiche le reazioni. Intanto quest'anno lo scalo perderà almeno 50mila teu e il podio nelle crociere


di Paolo Bosso 
 
E' tanto, troppo tempo che il porto di Napoli è senza presidente. Commissariato da ormai due mesi, il porto è fermo e il presidente della Regione è stanco, tanto da lanciare un ultimatum: «Ho già avviato le procedure per ritirare il grande progetto del porto di Napoli» tuona Stefano Caldoro. «Non tutti - accusa il governatore - remano nella stessa direzione. Ognuno rema per conto proprio e in queste condizioni rischiamo solo di perdere i soldi». Chi rema contro? Cosa si frappone tra il pacchetto di interventi benedetti da finanziamenti europei per 335 milioni (anche se si tratta di fondi attualmente congelati per sospetto di aiuti di Stato) e la sua realizzazione? Non è lecito saperlo. Ora è il momento delle polemiche e degli scaricabarile. Sta di fatto che la Regione è promotrice e sussidiaria del Grande Progetto, e se dice che ritira, vuol dire che il rischio di mandare tutto in fumo è serio. Così Caldoro dà a tutti «sessanta giorni di tempo per mostrare se ci credono o no. Se non hai voglia di vincere, non vinci», in altre parole due mesi per avere un presidente dell'Autorità portuale, un Comitato, una squadra che determini lo "scongelamento" di un porto che lentamente sta vedendo volare via traffici e passeggeri. Il rischio è quello di «perdere in competitività con gli altri porti» teme Caldoro.
Ma in realtà il porto ha già perso. Ignazio Messina se ne andrà a fine giugno lasciando il porto orfano di almeno 150 approdi e 50mila teu (su 546.818 movimentati nel 2012, fonte Autorità portuale). Quest'anno sono previsti, secondo le previsioni dell'Authority, 390 approdi di navi da crociere, cento in meno rispetto all'anno scorso, con la conseguente perdita del terzo posto nazionale nella classifica degli scali che movimentano più crocieristi e, per la prima volta dopo sette anni, la discesa sotto la soglia del milione di passeggeri. Armatori e crociere, due brutti colpi che gli operatori già quantificano in una perdita per l'indotto pari a 15 milioni di euro. «Bisogna tagliare i costi, altrimenti gli armatori andranno da un'altra parte, e da noi verranno soltanto quelli che non hanno altra scelta» è il commento del presidente degli agenti marittimi napoletani (Assoagenti) Andrea Mastellone.
Per Enzo Amendola, segretario regionale e deputato Pd, e Lello Topo, capogruppo democratico nel Consiglio regionale della Campania, l'uscita di Caldoro è incomprensibile: «Non comprendiamo - affermano in una nota congiunta - perché si dovrebbe bloccare o ritirare un progetto finanziato a livello comunitario», «le motivazioni presentate da Caldoro aprono dei quesiti inquietati e per questo gli chiediamo di riferire urgentemente in Consiglio regionale». Più collaborativo, ma comunque allarmato, il vicesindaco di Napoli e membro del Comitato portuale Tommaso Sodano: «Proprio perché condividiamo le sue parole, chiediamo al presidente della Regione Caldoro la convocazione immediata di un tavolo interistituzionale», ma in ogni caso ritiene che «non si possa neanche prendere in considerazione l'eventualità di una rinuncia». Compatta l'Unione Industriale di Napoli, con il presidente Paolo Graziano solidale con il governatore campano: «Il presidente ha ragione, i soggetti coinvolti dovrebbero remare tutti nella stessa direzione», «per raggiungere questo obiettivo, però, la buona volontà non basta più», e chiede l'istituzione di un'Autorità dei Trasporti che coordini «con competenze strettamente manageriali le Autorità portuali di Napoli, Salerno e Castellammare». Per finire, la contrarietà dei sindacati: «Tutti bravi ad intestarsi la primogenitura di un Grande Progetto, salvo poi a remare contro, ostacolare e paralizzare», affermano le segreterie generali e regionali Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta, invitando Caldoro «a mantenere fede agli impegni assunti». «La minaccia di definanziare il Grande Progetto Porto di Napoli fatta da Caldoro - dicono - è assolutamente inaccettabile».
Il non-confronto è appena iniziato quindi. La Regione e l'Unione Industriali da una parte, i sindacati dall'altra, il Comune a metà strada. In mezzo gli operatori e il porto di Napoli, uno scalo che quest'anno viaggia paralizzato.