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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Eventi

Mare Forum: Godot e la finanza

Sotto la lente private equity e ristrutturazioni: hanno aiutato il mondo armatioriale o hanno prolungato la crisi? Il confronto tra gli operatori del settore


di Arturo Capasso

L'ormai classico appuntamento del Mare Forum Italy, organizzato da Giuseppe Bottiglieri e Joannis Kostulis, ha virato la boa del decennio. L'undicesima edizione svoltasi giovedi 21 maggio a Roma, nella sala del Blu Radisson Hotel, ha proposto un titolo evocativo: Aspettando Godot, con un evidente riferimento all'attesa per la ripresa del settore marittimo dopo la lunga crisi iniziata nel 2008, tuttavia, proprio come il Monsieur Godot della famosa pièce teatrale, la ripresa sembra non voler comparire. Se nel corso della mattina, cause e possibili soluzioni della crisi sono state inquadrate in una prospettiva economica globale e con riferimento alle dinamiche commerciali e valutarie (qui è forse opportuno un richiamo al resoconto dettagliato della mattina), nella sessione pomeridiana, l'ottica prevalente è stata quella della finanza, ritenuta per certi aspetti responsabile del prolungarsi della crisi. Miti sogni, esigenze, realtà. Il titolo della sessione rende bene il duro confronto fra le situazioni ideali, dei Mareforum ante crisi, con la sala affollata di banchieri, in competizione fra loro per finanziare valanghe di newbuilding, ad oggi dove fra i relatori non vi sono banchieri tradizionali ma professionisti del private equity e delle ristrutturazioni, come, Fabrizio Vettosi, Managing Director di Venice Shipping and Logistics e Randee Day, fondatrice e leader della  Day & Partners; protagonista quest'ultima dei salvataggi di Excel Maritime e Eagle Bulk Shipping.

Il confronto
Il dibattito, sagacemente guidato da Roberto Giorgi Honorary President di V.Ships, ha visto la partecipazione di Maurizio d'Amico, della d'Amico Società di Navigazione, e di Julian Bray Chief Editor, Tradewinds, testata specializzata nello shipping finance. Mariella Bottiglieri, Managing Director della Giuseppe Bottiglieri Shipping, ha svolto con puntualità e competenza  il compito assegnatole dal programma di sollecitare la discussione, coinvolgendo con domande e opinioni anche l'autorevole parterre di armatori, broker e professionisti presenti in sala.

Armatori e capitale
Fabrizio Vettosi, in particolare, ha sottolineato come il rapporto fra il mondo armatoriale e i mercati del capitale di rischio sia public (Borsa) sia  private (fondi) non sia stato, negli ultimi anni, particolarmente soddisfacente per gli investitori, che hanno per lo più registrato rendimenti negativi. Secondo un'analisi di Tufton Oceanic, i private equity oggi gestiscono 180 miliardi di capitale nello shipping, il 15% del totale. Il debito degli armatori con le banche ammonta a 513 miliardi di dollari, il 44%. Se da un lato, la crescente presenza del private equity nel mondo armatoriale ha compensato il ritiro delle banche tradizionali dal mercato del credito navale, contestualmente ha contribuito ad alimentare una nuova ondata di ordini, immettendo sul mercato ulteriore capacità di stiva e ritardando così la ripresa dei noli.

I noli sotto la lente 

Proprio osservando i noli, gli esperti concordano che i private equity dovranno rimanere nel settore marittimo più dei cinque-sette anni canonici su cui generalmente pianificano i loro investimenti, Come ha efficacemente evidenziato Randee Day, lo shipping per il private equity è un po' come l'Hotel California della famosa canzone degli Eagles dove si può sempre arrivare ma non partire. Insomma dal teatro impegnato al country rock anni settanta.