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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Politiche marittime

Lupi, "A fine mese la riforma dei porti"

Si chiudono gli Stati generali. Quaranta interventi e centinaia di partecipanti. Tra pochi giorni la riunione dei "saggi", poi entro fine mese la concretizzazione di ciò di cui si parla da mesi


di Paolo Bosso 
 
Cinquecento persone in platea e circa quaranta interventi. Una specie di festa delle opinioni e delle proposte, ovvero gli Stati generali. Che se non hanno mai brillato per concretezza (una, quella francese del maggio 1789, sappiamo come non sia finita per niente bene) perlomeno garantiscono un confronto apertissimo. C'erano tutti, da Assoporti ai sindacati, passando per associazioni portuali, federazioni marittime e del mare, e ovviamente il governo. «Ma non possiamo andare avanti all'infinito. Abbiamo dato qualche giorno ancora alle associazioni per inviarci qualche ultimo contributo, poi dobbiamo concludere» taglia corto Enrico Pujia, direttore generale per i porti del ministero dei Trasporti. Entro fine mese il dicastero presenterà al Consiglio dei ministri un piano nazionale delle logistica.

Un pizzico di delusione del cluster c'è. Alcuni si aspettavano un approfondimento di quelle nove linee guida diramate dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi qualche giorno fa. I quindici saggi nominati da Lupi stanno raccogliendo ancora il materiale che servirà a redigere il piano della logistica. Il 12 si riuniranno per fare il punto della situazione.
 
L'anarchia speculativa delle infrastrutture 
I saggi stanno analizzando i progetti infrastrutturali delle autorità portuali (da fare o in corso, come richiesto dall'articolo 29, comma 2, della legge 164/2014) e pare che sulle scrivanie del dicastero ne siano arrivati troppi, per un valore complessivo di 14,5 miliardi di euro come scrive il Sole 24 Ore. Un'anarchia programmatica delle infrastrutture che conferma un dossier Confetra di un paio d'anni fa, quando calcolò la somma dei progetti terminalistici nei porti di Genova, Trieste, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Salerno e Gioia Tauro. Se si realizzassero tutti, in quindici anni l'Italia raggiungerebbe i 37 milioni di teu di capacità, un'enorme cattedrale deserta nel mezzo del Mediterraneo.
 
Per fine mese, garantisce Lupi, arriverà il Piano nazionale della logistica, quello avviato con la 164/2014 (che converte il D.L. 133/2014). «Lo Sblocca Italia ci dà i tempi e gli obiettivi per realizzare il primo piano strategico dei porti e della logistica, entro fine febbraio sarà esposto al Consiglio dei ministri e poi sottoposto al parere delle Commissioni in Parlamento». E sarà questo il momento più delicato per il proseguimento dei lavori, «affinché quello che stiamo facendo si concretizzi in un disegno di legge» commenta Pujia. Infine il ministro ha garantito che non ci saranno interferenze con il ministero dello Sviluppo, riferendosi ad un disegno di legge vociferato nelle settimane scorse, e molto criticato dal cluster marittimo, che prevede una profonda riforma dei servizi tecnico-nautici in nome della "concorrenza relativa" (sugli attriti storici tra i due dicasteri Informazioni Marittime ha realizzato due anni fa un reportage ancora attuale), tra cui l'azzeramento delle compagnie portuali.

Breve riassunto della riforma
Riassumendo, sulla base del documento in nove punti di Lupi, la riforma della portualità del ministero dei Trasporti dovrebbe puntare su due trasformazioni importanti. La prima è l'accorpamento delle Autorità portuali in distretti logistici. La seconda l'istituzione di un'agenzia degli investimenti per gestire i fondi pubblici, cosa su cui si giocherà l'autonomia finanziaria dei porti. Si esclude a priori la riforma dei servizi tecnico-nautici, vista la forte resistenza incontrata dal settore. Tutto il resto è una più generale modernizzazione: intermodalità con le ferrovie al centro e sburocratizzazione informatica tenendo conto delle linee logistiche (Ten-T) e politiche dell'Europa.