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28 marzo 2024, Aggiornato alle 12,19
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Eventi

Logistica, Alis a battesimo a Napoli

La lentezza delle opere e delle decisioni al centro dell'agenda dell'associazione che rompe gli schemi  che scavalca la rappresentanza nel trasporto terrestre e marittimo


di Paolo Bosso

Battesimo politico per l'Associazione Logistica per l'Intermodalità Sostenibile - Alis. Di fronte a un parterre di viceministri, assessori, forze di polizia, governatori e imprenditori - circa un migliaio di persone -, l'associazione presieduta dall'armatore napoletano Guido Grimaldi, nata esattamente nove mesi fa e che oggi conta oltre 1,200 aziende associate provenienti per lo più dall'autotrasporto, ha tenuto lunedì il suo primo convegno a Napoli, alla stazione marittima. Un evento che si è posto come "Stati generali" della logistica, o per lo meno di una sua grossa fetta, moderato da Bruno Vespa.

Rappresentanza diretta
Alis scavalca l'usuale rappresentanza, rompe gli schemi canonici dell'associazionismo nel trasporto terrestre e marittimo ponendosi come interlocutore diretto del governo, portatore delle istanze degli autotrasportatori, dei porti e dei poli logistici. Lo fa in maniera spregiudicata, senza mediazioni, ponendosi come un'istituzione/committente che rappresenta gli stessi clienti. In questi termini, c'è chi ci vede un uso «padronale» della rappresentanza, come ha definito recentemente Alis il presidente dell'associazione "concorrente" Fai-Conftrasporto, Paolo Uggè. Chi, al contrario, la fine delle rendite di posizione. «C'è troppa lentezza nelle decisioni, non solo nei ministeri ma anche nella rappresentatività. Con Alis portiamo al governo le istanze di una categoria che con l'intermodalità si impegna ad abbattere i costi logistici e di conseguenza quelli del prodotto al consumo», spiega Guido Grimaldi. Intanto nell'associazione non confluiscono soltanto autotrasportatori e imprenditori del settore ma anche i porti (Napoli, Salerno e Venezia) e gli interporti (Verona, Bologna, Parma e Livorno). A breve si aggiungerà anche l'Autorità di sistema portuale (Adsp) della Sicilia orientale (Catania e Augusta). «La logistica è gerarchica», afferma Pietro Spirito, presidente dell'Adsp del Tirreno centrale (Napoli e Salerno), «siamo il Paese dei mille cantoni. Gli Stati Uniti hanno tre porti strategici, da noi tre porti di una stessa regione si presentano in concorrenza agli imprenditori cinesi. Per legge dovremmo avere non più di 8 interporti: ne abbiamo 24 e l'Umbria ne sta progettando altri 3. Con la riforma dei porti e l'accorpamento delle authorities in 15 autorità di sistema abbiamo fatto un passo avanti». E a chi critica in Alis la presenza di istituti pubblici, risponde il vicepresidente dell'International Chamber of Shipping, Emanuele Grimaldi: «I porti sono associati perché sono anelli della logistica, quelli del cosiddetto ultimo miglio».

Ricorsi, ritardi, burocrazia
La lentezza della burocrazia e i ricorsi negli appalti dei lavori pubblici sono stati due temi ritornati più volte nel corso del convegno di Alis. Solo nel 2015, dati del ministero dei Trasporti, un terzo dei ricorsi al Tar provengono dalle imprese arrivate seconde, terze e quarte nelle gare: 20 mila su un totale di 63 mila. Ma la riforma in cantiere del Codice degli appalti non contiene modifiche alle modalità di ricorso, «dobbiamo mantenere il diritto d'impresa», chiarisce il viceministro ai Trasporti Riccardi Nencini. «Abbiamo 70 associazioni ambientaliste rappresentative di interessi nazionali. 200 mila leggi, un miliardo di norme attuative e 100 soggetti che rappresentano l'intermodalità. Con questo comitatismo ogni realizzazione di un'opera, di un progetto di sviluppo, sarà sempre un calvario», afferma il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Ma per il viceministro Nencini i ritardi risiedono «più che nell'alta burocrazia nelle rendite di posizione della politica. Quando abbiamo avviato l'accorpamento dei porti ci hanno chiamato in tanti tra sindaci e assessori per non abolire l'authority di turno». Dove risiede allora l'alleggerimento della burocrazia e la velocizzazione delle opere? «Nella riduzione delle Conferenze dei servizi e dei Consigli», risponde Nencini.