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24 aprile 2024, Aggiornato alle 19,49
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Cultura

L'epopea dei trasatlantici

La recensione di Decio Lucano del libro scritto dall'ammiraglio Franco Magazzù sulla storia delle navi passeggere italiane 


di Decio Lucano - DL News 

Quando alcuni anni fa (era il 1991) il comandante Aldo di Bella, allora amministratore delegato della società Rochem Marine, mi propose  con la collaborazione dell'ingegner Franco Scotto e il Propeller Club di fare delle pubblicazioni da allegare alla mia rivista TTM intitolate alle Signore del Mare, aderii con entusiasmo. Nacque una iniziativa editoriale di grande pregio grafico e culturale con la stampa di pamphlet dedicati alle più belle navi da passeggeri italiane di linea, fissandone momenti emzionanti e descrizioni da favola. Fu un successo, ricordo alcuni titoli, Le vecchie signore del mare, Il varo, Roma, R.N. Savoia. Da allora architetti, scrittori e comandanti come Sbisà, Badano, Mascolo, Buatier pubblicarono volumi dedicati a queste indimenticabili navi passeggeri. Oggi l'ammiraglio Franco Magazzù, La Spezia 1952, con una prefazione di Massimo Musio Sale, ritorna su questa epopea riproponendo queste unità e la loro storia, con il libro L'epopea dei Transatlantici (Yucanprint), evoluzione e declino delle navi passeggeri italiane dal 1880 al 1980.

L'esperienza diretta
L'autore ci racconta come avrebbe fatto Vittorio G. Rossi che, per scrivere bisogna prima provare, e narra la sua esperienza da terzo ufficiale sulla turbonave Eugenio C. quando aveva poco più di 22 anni. Tra i capitani scrittori (per quelli che conosco e mi hanno inviato i loro libri) imbarcati sui transatlantici cito anche Salvatore Scotto di Santillo . Chi pensasse che questo libro è una ripetizione di archivi e di fotografie si sbaglierebbe di molto, perchè Magazzù esalta la inventiva italiana nelle costruzioni navali e l'ardimento imprenditoriale di armatori e società che oggi non ci sono più, esaltando anche la vita di bordo dai saloni e i ricevimenti dei passeggeri di prima classe fino a descrivere gli squallidi  dormitori degli emigranti che fecero la fortuna delle società di navigazione.


Le signore del mare
Venerazione e mito di queste signore del mare dalla fine '800 , costruite (tranne qualcuna nei cantieri del Regno Unito) nei cantieri della penisola cominciando dall'Adriatico con i Cosulich e poi a Genova e il Tirreno. Un ampio capitolo è dedicato con annotazioni biografiche e citazioni agli architetti nell'arredamento navale, una distinzione tra gli ingegneri che si occupavano del progetto e della realizzazione dello scafo e gli interni di propulsione e servizi e gli architetti che dovevano riempire gli spazi per farne secondo i canoni dell'epoca opere d'arte  per l'accoglienza degli ospiti. 


Il mare degli architetti
Nomi importanti di personaggi legati a nomi importanti di navi. Già nel 1931 l'architetto Gio Ponti metteva in evidenza che l'arredamento non è solo questione di comodità e eleganza, ma sulla nave rappresenta la testimonianza della civiltà della nazione che sulla nave esercita l'ospitalità. E l'architetto Le Corbusier rispondendo alla domanda "se dovessi insegnarvi architettura" sottolineava che bisogna andare su una grande nave passeggeri per capire il concetto di spazio e di vivibilità,  l'architetto è soprattutto un organizzatore di luoghi e di spazi, il piroscafo (1921) è la prima tappa verso la creazione di un mondo organizzato con spirito nuovo. Nel libro (ampia la bibliografia) ci sono i più bei nomi di architetti, da Coppedè a Brasini, Monti, Basile, Pulitzer, Zoncada, De Jorio insieme a tanti grandi artisti che corredavano sale e saloni.


Passato e presente
Pagine e pagine di vita vera di bordo, con dati tecnici da tecnico e tante immagini di vecchie signore del mare. Ricordo che negli anni passati, negli incontri di presentazione di queste unità, mi recavo sul ponte e precisamente in timoneria, come ebbi a scrivere sui giornali. Era una visione che non dimenticherò più e che i giovani non potranno, tranne che in quei porti esteri dove ci sono ancora queste navi museo, mai vedere. La timoneria assomigliava a una chiesa, un altare laico con la strumentazione luccicante, gli ottoni splendenti, una atmosfera che ispirava sentimenti spirituali oltre che professionali, rituali che venivano da lontano dalle navigazioni dei grandi velieri. E ora? Ci sono le meganavi che assomigliano ai live stockcarriers, quelli moderni. Non è una offesa ai costruttori  anzi, le moderne navi da crociera dispongono di ponti di comando che assomigliano a centrali nucleari e a simulatori di manovra e nell'interno degli scafi tutto e di più per catturare l'ospitalità di migliaia di passeggeri. Ma il mare non è sempre quello di una volta.

Le immagini: in home page il Rex; nell'articolo, il varo del Vulcania