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19 aprile 2024, Aggiornato alle 13,17
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Logistica

Le opportunità di Suez per lo shipping italiano

Il V rapporto Srm sottolinea il polo occupazionale, imprenditoriale e logistico che nascerà con il raddoppio del canale


di Renato Imbruglia 
 
La centralità del Mediterraneo nelle relazioni commerciali italiane è sempre più evidente. Sono oltre tremila le aziende nazionali che operano nei paesi del Mare Nostrum e i rapporti con paesi come Tunisia e Libia sono tra i più solidi tra tutti quelli europei. In quest'ottica, il raddoppio del canale di Suez non può che favorirle. È quanto emerge dal "V Rapporto Med sulle relazioni economiche nel Mediterraneo e il ruolo dell'Italia", a cura dell'Osservatorio Mediterraneo del Studi e Ricerche per il Mezzogiorno del Banco di Napoli, presentato la settimana scorsa.
 
Le relazioni del presidente Srm Massimo Deandreis e di Alessandro Panaro, responsabile del rapporto, hanno evidenziato come il raddoppio del canale di Suez rappresenta un'opportunità unica per il Mediterraneo e per gli scali italiani, la cui dipendenza dalle rotte che passano per il canale si attestano, in alcuni casi, al 50 per cento del traffico totale portuale, e gli scenari futuri non fanno che confermare l'importanza che la rotta mediterranea avrà negli scambi commerciali con l'Asia ma anche con i paesi del Golfo, che si trovano ancora in fase di espansione. Le possibilità di investimenti più interessanti riguardano Port Said e canale di Suez, che nei prossimi anni vedranno nascere un sistema di infrastrutture retro-portuali (terminal, cantieri navali, etc.) necessarie a creare un polo di riferimento mediterraneo e mondiale, con aree dedicate alle produzioni industriali di prodotti destinati alla grande distribuzione. 
 
Dati e scelte politiche alla mano, le prospettive di crescita future sono positive e l'Italia è percepita dai grandi gruppi logistici e armatoriali come un territorio su cui puntare, come dimostra l'apertura di una sede della Maersk a Napoli. Ma soltanto la presenza di infrastrutture efficienti e collegate con le altre modalità di trasporto porta benefici a tutti i soggetti coinvolti, e anche al sistema-Paese. Come ha evidenziato Marco Simonetti, vicepresidente Contship, si può ancora lavorare sulle free-zone, sugli sgravi fiscali per chi investe e chi opera nei porti, ma evitando paragoni continui con i porti del northern range, che operano su numeri e contesti completamente diversi, focalizzandosi invece sulla realtà mediterranea e sulla difficoltà di fare investimenti, non solo in Italia ma anche nel resto del Mediterraneo.
 
In Italia c'è bisogno però di alleggerire l'elefantiaca macchina burocratica. Su questo si confida sulla riforma dei porti, attualmente in lavorazione da parte del governo. Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, a conclusione della presentazione dello studio Srm, si è soffermato sulla necessità di sburocratizzazione e semplificazione normativa, illustrando la bontà della riforma portuale che va proprio in questa direzione. Il ministro ha speso anche alcune parole in relazione alla situazione tragicomica del porto di Napoli, che "è un grande problema", ma sottolineando come i fondi europei che, se non spesi, potrebbero essere restituiti saranno invece utilizzati, e che già diverse decine di milioni di euro hanno trovato attuazione in progetti concreti nel porto cittadino. 
 
Immagine in alto, lo sbocco su Port Said del canale di Suez