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19 aprile 2024, Aggiornato alle 15,59
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La vita a bordo di Msc Oscar

Nel giorno dell'attracco a Felixstowe, reportage BBC sulla nave portacontainer più grande che c'è (ma non per molto), capitanata da un comandante italiano


 
«Non è tanto diverso una volta che guardi l'orizzonte dal ponte di comando», dice il capitano Giuseppe Silviero (foto). «Ma quando ti guardi dietro, allora realizzi che è circa duecento metri più lunga di altre navi».
 
Mentre un vento gelido soffia dal Mare del Nord, la Msc Oscar lentamente entra in porto. Un rimorchiatore spara un getto di acqua in aria come da tradizione, mentre un altro l'accompagna all'attracco 8 e 9 del porto di Felixstowe.
 
Con una capacità di 19.224 container, la Msc Oscar è la più grande nave commerciale del mondo in termini di volume. Costruita in Corea del Sud dalla Daewoo e costata 140 milioni di dollari, porta il nome del figlio di otto anni dell'amministratore delegato di Msc Diego Aponte [che ha preso in eredità l'attività armatoriale di famiglia a ottobre scorso]. È lunga 395,4 metri, poco più dell'Empire State Building, esclusa l'antenna. Ha un altezza di 73 metri e una larghezza di 59 metri, e il profilo della Msc Oscar è visibile da diverse miglia, anche in una mattinata nebbiosa. Ma per Silviero, capitano italiano di navi commerciali per 23 anni, esserne al comando non crea grandi emozioni. «Faccio questo lavoro da quella che possiamo chiamare l'era delle mega-navi», dice, «ho capitanato navi da 11mila, 12mila e 14mila container». Per lui, una nave, indipendentemente dalle sue dimensioni, è una nave. Ma la Msc Oscar fa un effetto diverso sulle centinaia di persone entusiaste raccolte vicino l'entrata del porto di Felixstowe per fotografare e salutare l'arrivo della nave nel suo viaggio inaugurale, proveniente dal porto cinese di Qingdao.
 
 
L'industria dello shipping ha intrapreso nelle ultime decadi quella che alcuni chiamano «corsa agli armamenti». La precedente nave più grande conteneva 19.100 container e ha mantenuto il titolo per 53 giorni e visitò allo stesso modo il porto di Felixstowe, a gennaio. Per rendere l'idea, trent'anni fa nessuna nave poteva contenere più di cinquemila container.
 
L'attracco della Msc Oscar richiede circa trenta minuti, e va fatto manovrando con estrema cautela per evitare un impatto con la banchina, che potrebbe avere effetti devestanti, considerando le 193mila tonnellate di stazza che ha la nave.
 
«È abbastanza spettacolare», dice Clemence Cleng, amministratore delegato di HPUK, gestore di Felixstowe, che ha movimentato per la prima volta lo scorso anno più di quattro milioni di teu. «Abbiamo investito proprio per poter ricevere navi di queste dimensioni nel nostro porto». E infatti anche le navi più grandi sono gestite entro le 36 ore e lo smistamento dei container, i trasporti su ferro e gomma sono gestiti con la massima accuratezza. Una volta che la Msc Oscar è ferma, in venti minuti sei gru sono pronte a entrare in azione. 
 
Felixstowe, come altri porti europei e asiatici, è stato ammodernato negli ultimi anni per fronteggiare i volumi e le dimensioni del gigantismo navale. Contrariamente a quanto fatto nei porti statunitensi, in cui infatti laMsc  Oscar non può approdare. Ogni gru a Felixstowe muove i container posandoli sui veicoli al ritmo di più di uno ogni due minuti. Se l'immagine tradizionale di un porto è data da traffico ininterrotto e attività frenetica, Felixstowe è stranamente deserto, con le banchine vuote mentre le gru lavorano. Qualche lavoratore vestito di giallo si avvicina timidamente alla fiancata della Oscar, con le lettere "MSC" alte più di venti metri sullo scafo nero e rosso. Le gru lavorano prendendo i container dalla sommità delle pile sulla nave e posandoli per terra, facendogli fare un grande rumore quando toccano il suolo. Sul ponte il capitano Silviero monitora dagli strumenti. Da un lato si può vedere la città di Felixstowe, con la sua guglia che svetta dietro migliaia di container, soprattutto rossi, grigi e blu. Dall'altro lato si vede il porto di Harwich. Msc Oscar può accomodare fino a trentacinque membri dell'equipaggio ma per questo viaggio ne ha ventiquattro. Le strutture ricettive sono costruite in una stretta sezione della nave, e odorano ancora di pittura fresca.
 
Non può essere scomodo stare mesi e mesi in un ambiente esclusivamente maschile? Come si affronta la noia? Chiediamo all'quipaggio. «Facciamo una gara» risponde un membro dell'equipaggio. «Dobbiamo salire e scendere le scale più velocemente possibile». Essendoci 160 scalini da fare, è un modo veloce per tenersi in forma, ma non l'unico. «Abbiamo un tapis roulant che ci permette di fare un po' di palestra, e un tavolo da ping-pong», dice Silviero, che ha avuto esperienze in navi ben più scomode durante i suoi giorni nella Marina italiana. «Qua c'è un bel gruppo». Un cuoco prepara i pasti. Ci sono aree per rilassarsi, ma la concentrazione è sul lavoro. Le soste in porto sono brevi e non c'è tempo per provare la vita di terra.
 
La Msc Oscar, con una velocità di crociera di 22,8 nodi e una autonomia di 26.300 miglia, è più lenta di altre navi, ma come la maggior parte delle mega-navi è costruita con i migliori standard di efficienza. Il motore genera 16 megawatt di potenza, l'equivalente di ottomila case o ottocentomila rasoi elettrici, è situato in un vano di diversi piani e l'equipaggio ci arriva attraverso diversi tunnel e corridoi. Un generatore diesel grigio e blu lavora rumorosamente, anche durante la sosta in porto. La Oscar è costruita per utilità più che per bellezza. Ma Dan Everitt, manager di Msc UK, cresciuto a Ipswich, poche miglia da Felixstowe, crede ci sia del romanticismo nella gara alla maggiore capacità di carico. «È assolutamente fantastico da vedere. Queste navi hanno rivoluzionato il commercio mondiale». I container sono in uso dalla metà degli anni '50, prima le merci erano trattate singolarmente. «Sono molto orgoglioso di vedere la Msc Oscar attraccata a Suffol», dice Everitt, «io l'ho chiamata "mostro", ma in realtà non lo è. È una gigantesca opera d'arte».
 
Msc Oscar è a metà carico quando arriva a Felixstowe. La maggior parte dei suoi container sono standard, ma alcuni portano merce liquida chimica, vegetale, olio o vino. In aprile dovrebbe essere affiancata da una nave gemella, Msc Oliver, dal nome di un cugino di Oscar Aponte. Chiediamo a Everitt se magari si potrebbero aggiungere un po' di container per superare il proprio stesso record, ma lui ride. Non durerebbe comunque a lungo. La giapponese MOL ha ordinato sei navi da ventimila container-teu. Silviero non è sicuro se la corsa alla nave più grande continuerà, ma lui non si fermerà.
 
(traduzione di Renato Imbruglia)