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29 marzo 2024, Aggiornato alle 12,33
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La riscossa delle capesize

Crescono i noli per questi giganti del mare. Tra le cause, la sete di materie prime da parte della Cina


di Massimo GranieriDL News

 

Nei miei quarant'anni passati a cercare di fare il mediatore marittimo ho imparato almeno una cosa: guardarsi sempre attorno per capire e anticipare i tempi e soprattutto che le previsioni di mercato, quelle di certi guru dello shipping, sono fatte per essere regolarmente smentite dai fatti perché  l'imponderabile sul mare e nei traffici marittimi è ancora, grazie a Dio, un ineluttabile componente. E infatti mentre la guerra dei dazi tra Usa e Cina sembra chiudere una porta alle speranze di una ripresa dei traffici marittimi nel frattempo si apre un portone per il mercato delle capesize.

 

I noli per questi giganti del mare dall'inizio dell'anno sono infatti in continuo aumento a livelli generalmente superiori alle medie degli ultimi cinque anni e fatto registrare un picco record sempre per lo stesso periodo in una lenta e inesorabile ascesa destinata a continuare. Difficile stabilire le ragioni esatte di questa impennata, sicuramente tra le tante c'è l'immensa sete di materie prime e soprattutto minerale di ferro da parte della Cina che non riesce a soddisfare la domanda dell'industria siderurgica con il proprio minerale a basso contenuto di ferro spingendo invece la corsa alle importazioni.

 

Lo stesso vale per il carbone cinese dai bassi contenuti calorifici e altamente inquinante che incoraggia le importazioni dell'ottimo carbone indonesiano a bassi contenuti di zolfo. Sebbene il numero di Capesize e Valemax in ordine ai cantieri sia maggiore del numero di stesse unità demolite l'entrata in acqua di queste nuove unità non dovrebbe rappresentare per gli armatori una grande preoccupazione per il futuro grazie al bilanciamento comunque raggiunto nel tempo in questo settore di mercato. Una nota quindi positiva non solamente per il mercato spot ma una boccata di ossigeno a più ampio e lungo respiro.