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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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La legge antipirateria è realtà

Firmato il decreto con il quale un armatore italiano potrà richiedere uomini della Marina per difendere le sue navi. Protocollo d'intesa tra La Russa e d'Amico. Ancora da stabilire le regole di ingaggio per i contractors 


La legge anti-pirateria diventa realtà. Oggi il comandante generale delle Capitanerie di Porto Marco Brusco ha firmato il decreto dirigenziale con il quale si disciplinano le procedure tecnico-amministrative relative all'imbarco di nuclei militari di protezione sulle navi che navigano in acque pericolose. La firma è stata anticipata di poche ore da un protocollo di intesa tra il ministro della Difesa La Russa e il presidente Confitarma d'Amico per stabilire le modalità di impiego delle forze armate. 
L'attività verrà svolta da personale della Marina suddiviso in dieci nuclei composti ciascuno da sei soldati. A supportarli saranno 16 militari presenti nella base logistica di Gibuti, nel Corno d'Africa.
La richiesta di personale armato deve essere rilasciata direttamente dall'armatore che potrà scegliere se utilizzare uomini della Marina o contractors privati. «Naturalmente – spiega La Russa - i militari non saranno sottoposti a vincoli gerarchici con il capitano della nave, ma risponderanno al comando della base di Gibuti».
La legge era in dirittura di arrivo. Era questione di settimane. Ma l'ultimo attacco a una nave italiana, la Montecristo, avvenuto due giorni fa ma già scongiurato, ha accelerato i tempi. «Non sono solo le acque del Corno d'Africa a rischio – ha affermato d'Amico - ma anche quelle dell'Oceano Indiano e del Golfo Persico. È un tratto di mare su cui transita il 30% del petrolio che arriva in Occidente e il 20% delle merci in genere. Non è quindi una zona remota, ma di grande importanza per l'economia mondiale». L'accordo di oggi, ha continuato il presidente Confitarma, «per la nostra flotta è un grosso passo in avanti in termini di sicurezza. D'ora in poi i pirati ci penseranno due volte ad attaccare le nostre navi». D'Amico ha però invitato ad «allargare la protezione anche con l'impiego dei contractor: le nostre navi sono numerose e non possiamo fare affidamento soltanto sulla Marina. Questo significa discutere in fretta delle norme per l'impiego di guardie private». Servirà un provvedimento del ministero dell'Interno per regolare l'attività dei vigilantes a bordo. Mentre per quanto riguarda le forze armate, ha osservato il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Bruno Branciforte, «restano da definire, ma lo faremo presto, le regole di ingaggio dei nostri militari, che saranno molto semplici e si baseranno sul principio di autodifesa, cioè dell'uso della forza quando sarà necessario».
 
nella foto la fregata Andrea Doria