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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Le Commandant Cousteau

La figura del grande navigatore francese incarna il rapporto che molti di noi hanno (o vorrebbero avere) con il mare


Un volto quasi emaciato, solcato da profonde rughe incise dal sole e dall'acqua salmastra. Ma gli occhi profondi, puntati verso l'orizzonte, sorridono. Il profilo spigoloso di Jacques-Yves Cousteau, scomparso a Parigi venti anni fa, incarna il rapporto che molti di noi hanno (o vorrebbero avere) con il mare. Quella fusione perfetta tra pensiero e natura, quelle umane ambizioni finalmente libere di vagare lungo gli infiniti sentieri degli oceani.

Dopo aver inventato negli anni '40 l'Aqua-Lung per la respirazione subacquea autonoma, il navigatore e documentarista francese riunì intorno a se un gruppo affiatato di ricercatori che con la nave Calypso esplorò i mari di tutto il mondo praticamente fino al 1997, anno del suo addio. Guardavamo nei film le Commandannt che infilava la tuta e aggiustava la maschera sugli occhi. La sua figura esile che si tuffava tra le inquiete correnti del profondo blu. E non avevamo bisogno di altro per sapere che, grazie a lui, un nuovo mistero stava per essere svelato. (Mar. Mo.)