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29 marzo 2024, Aggiornato alle 10,06
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Sud, arrivano le zone economiche speciali

Governo vara decreto che incentiva l'industrializzazione del Meridione. Ora mancano i decreti attuativi dove destinare 1 miliardo e 250 milioni in otto anni.


di Paolo Bosso 

«Aspettiamo i decreti attuativi, per riempire di contenuti un'iniziativa strategica per lo sviluppo del Mezzogiorno». Così Pietro Spirito, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno centrale (Napoli, Salerno, Castellammare di Stabia), saluta l'arrivo del decreto legge 91 pubblicato martedì in Gazzetta ufficiale e in vigore da mercoledì. Istituisce, all'articolo 4, nelle otto regioni del Sud (più l'Abruzzo), le Zone economiche speciali, aree geografiche con almeno un porto che beneficeranno di agevolazioni fiscali per incentivare nuove o esistenti imprese, per imprenditori tra i 18 e i 35 anni: è la misura "Resto al Sud". In tutto 1 miliardo e 250 milioni provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, erogati da quest'anno fino al 2025, con il grosso nel 2018 (280 milioni), 2019 (462) e 2020 (308,5).

«L'interazione con la Commissione Europea è molto positiva», commenta Claudio De Vincenti, ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno. «Per la Campania l'attività di porti e interporti è di fondamentale importanza», aggiunge Amedeo Lepore, assessore alle attività produttive della Regione Campania.

Un decreto con cui si cerca di rivitalizzare l'industrializzazione del Sud, area immersa nel contesto Mediterraneo dove si concentra un quinto dell'interscambio commerciale mondiale via mare, come evidenzia l'ultimo studio del centro Srm-Banco di Napoli che mercoledì ha presentato il IV rapporto Italian maritime economy. «Il futuro del Mezzogiorno passa per il Mediterraneo, anche con importanti investimenti bancari in Egitto», commenta Maurizio Barraco, presidente del Banco di Napoli. Lo shipping movimenta ogni anno circa 10 miliardi di tonnellate, un quinto delle quali transitano nel Mediterraneo, un'area che è raro veder quantificata in termini commerciali. In Italia, evidenzia Srm, poco più di un terzo dell'interscambio è realizzato via mare, luogo che vale il 61 per cento dell'import/export delle imprese del Mezzogiorno, pari a 45 miliardi di euro. Un panorama marittimo contrassegnato dal gigantismo, delle navi e delle opere, queste ultime rappresentate da uno slogan preciso, la belt and road initiative, la "nuova via della seta", il programma infrastrutturale egemonico della Cina per sviluppare l'asse commerciale Asia-Europa spendendo, secondo McKinsey, fino a mille e 400 miliardi e coinvolgendo una sessantina di Paesi. Uno dei tanti finanziatori è l'Asian Infrastructure Investment Bank con circa 100 miliardi, a cui l'Italia partecipa con un capitale pari al 2,8 per cento, identico a Germania, Francia e Regno Unito.

I dati di Srm

Mediterraneo
• Nel mondo, il trasporto marittimo supera per la prima volta la soglia dei 10 miliardi di tonnellate; il Mediterraneo rappresenta il 20 per cento. Al 2030 dovrebbero diventare 17 miliardi le tonnellate che transiteranno via mare.
• I primi 30 porti del Mediterraneo hanno quasi raggiunto la quota di 50 milioni di teu, nel 1995 erano 9,1 milioni.
• Nel Mediterraneo 17 porti hanno superato la soglia del milione di teu. Nord Europa e Mare Nostrum movimentano la stessa quota di traffico mondiale, nel mercato containerizzato: 41 per cento il primo, 40 per cento il secondo.
• Nel primo trimestre di quest'anno  il traffico del Canale egiziano cresce del 10,6 per cento. La direzione Nord-Sud del 19,7 per cento, la Sud-Nord dell'1,9 per cento.

Gigantismo
• Tra quest'anno e il 2019 arriveranno 172 portacontainer tra i 10 mila e i 20 mila teu, di cui 58 tra i 18 e i 21 mila teu. Nel 2020 le navi di questa stazza saranno 561.
• Al 2020 la capacità mondiale della flotta portacontainer sarà di oltre 3 milioni di teu
• Maersk, Msc, Cma Cgm, Hapag Lloyd e Cosco controllano il 54 per cento del mercato. Nel 2005 la quota dei primi cinque era del 36 per cento.

One belt, one road (Obor)
• Obor attiverà tra i mille e i 1,400 miliardi di euro di investimenti in progetti portuali, aeroportuali, stradali e ferroviari.
• La Cina ha investito in 6 porti di Mediterraneo e Nord Europa circa 4 miliardi di euro. Cosco spenderà 1,5 miliardi nel porto del Pireo nei prossimi anni.
• Uno dei finanziatori di Oboro è l'Asian Infrastructure Investment Bank, a cui partecipa l'Italia con una quota del 2,8 per cento, identica a Germania, Francia e Regno Unito.

Italia
• Il 37 per cento dell'interscambio commerciale è realizzato via mare
• Le imprese del Mezzogiorno realizzano il 61 per cento dell'import/export via mare, pari a 45 miliardi di euro.
• I porti hanno movimentato, nel 2016, 484 milioni di tonnellate (erano 509 nel 2008, prima della crisi). Di queste, 94 milioni sono rotabili, su cui l'Italia è leader nei paesi Ue a 28.
• Sono 8 gli scali che accolgono le grandi alleanze armatoriali, 5 quelli interessati dalla Ocean Alliance, una delle più grosse.

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Foto in alto, i Monti Lattari con sotto il porto di Salerno