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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Infrastrutture

Ferro, bacino e incentivi per far ripartire Gioia Tauro

MIT, sindacati e terminalista studiano le strade da prendere per reinserire, e riqualificare dove necessario, i dipendenti in esubero


Il porto di Gioia Tauro prova a ripartire dagli incentivi, dalle ferrovie e da un bacino di carenaggio. È iniziato oggi al ministero dei Trasporti il primo di una serie di incontri tra Medcenter Container Terminal (Mct) e sindacati per definire il futuro del porto. Da circa un mese il terminalista ha avviato un piano di esuberi per 400 persone (su circa 1,300), spingendo i lavoratori a fermarsi per protesta per qualche giorno.

Il fulcro della riorganizzazione del lavoro a Gioia Tauro sarà l'Agenzia del lavoro, uno strumento funzionante nei porti italiani soltanto a Trieste, da circa un anno e in via sperimentale. Serve a riqualificare e reinserire nel processo produttivo il personale in eccesso. Per lo scalo calabrese la sua nascita è stata tribolata, essendo stata approvata due volte dal governo dopo una prima bocciatura da parte della Commissione Bilancio della Camera. Il finanziamento statate approvato alla fine è di 45 milioni di euro da condividere con il porto di Taranto dove è stata istituita anche lì. Risorse che, secondo il presidente del porto pugliese Sergio Prete, non sono sufficienti

L'Agenzia funzionerà, è ovvio affermarlo, solo se ci sarà un'attività economica alternativa al trasbordo dei container. Dovesse esistere solo questa per i prossimi tre anni, in caso di picchi di traffico il tavolo del MIT ha calcolato che l'Agenzia potrà fornire manodopera in più con un meccanismo di funzionamento del tutto simile all'articolo 17 (della legge 84/94) che per decenni ha mantenuto con successo una certa flessibilità lavorativa sulle banchine. Ma questo non basterà per mantenere attivi gli esuberi. Per questo governo e aziende stanno lavorando insieme per avviare altre attività, come quella ferroviaria, provando a creare una zona economica speciale e/o realizzando un bacino di carenaggio. 

Ferrovie
L'Autorità portuale, ancora commissariata, sta investendo 20 milioni ciascuna insieme a Contship, proprietaria di Mct, per integrare ferroviariamente, tra le altre cose, Gioia Tauro con Taranto. Quella di spingere sulle ferrovie è una vecchia idea difficile da realizzare vista la cronica mancanza al livello nazionale di un'efficiente rete cargo via binari, anche se una serie di iniziative potrebbero migliorare la situazione. Rete Ferroviaria Italiana vuole infatti avviare una serie di accordi quadro con le aziende per incrementare il cargo ferroviario, una quota che crescerà solo con incentivi mirati, come il "ferrobonus", approvato dall'Ue alla fine dell'anno scorso insieme al "marebonus" per il cabotaggio. 

Zona economica speciale
Si tratta di un istituto non ancora realizzato in Italia. Il Cipe lo sta studiando per realizzarlo in Campania.

Bacino di carenaggio
Circa un anno fa è stato attivato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un bacino di carenaggio dove occuparsi della manutenzione delle portacontainer, in concorrenza con Malta, Tuzla e Izmir in Turchia. La Regione Calabria ha stanziato per il progetto circa 40 milioni a cui si sommano altre risorse statali per un totale, calcola l'authority, di 75 milioni in tre anni.

I sindacati voglio ridurre gli esuberi, Mct vuole lavorare con un personale ottimizzato all'indomani di un processo di ridimensionamento della quota traffico per il porto di Gioia Tauro. Il governo nel mezzo prova a mediare.
 
a cura di Paolo Bosso