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20 aprile 2024, Aggiornato alle 11,43
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Politiche marittime

In Somalia sta tornando la pirateria?

A marzo quattro attacchi, tra cui un sequestro di una petroliera, evento che non succedeva da cinque anni. Carestia e cambiamenti politici potrebbero spingere i barchini degli ex pescatori di nuovo al largo


a cura di Paolo Bosso

Quattro attacchi pirata nel solo mese di marzo, tra cui un sequestro, quello della piccola petroliera Aris 13 (che abbiamo raccontato), un evento che non succedeva dal 2012, da cinque anni. Un tasso molto alto per la Somalia (nel 2016 nel mondo gli attacchi sono stati 191) e per le navi mercantili che passano non lontano dalle coste del Puntland. Nel golfo di Aden era da un bel po' che non c'erano casi di abbordaggio e sequestro di navi mercantili. Nel primo semestre dell'anno scorso l'International Maritime Bureau ha registrato nel mondo il livello più basso di attacchi dal 1995. Ci sono altre zone del mondo pericolose, come l'altro lato dell'Africa, nel golfo di Guinea, al largo della Nigeria, ma qui in Somalia il fenomeno era rientrato.

E invece eccoli qui, di nuovo, i pirati. L'ultima volta, una decina di giorni fa, una nave da carico indiana catturata e trascinata in una baia della Somalia centrale. Qualche giorno prima una nave battente bandiera pakistana è stata dirottata al largo. Circa un mese fa il sequestro di Aris 13.

«In molte città costiere il governo non è presente. Puoi fare ciò che vuoi. I pirati e le bande criminali hanno nuovo spazio ora», riferisce al New York Times Mohamed Mubarak, funzionario di un'organizzazione anticorruzione somala. Si teme che un mix di carestia (ampie zone della Somalia soffrono la siccità da anni), terrorismo (Al-Shabaab, gruppo terroristico islamico sunnita, risiede lì) e profondi cambiamenti politici (a febbraio è stato nominato il nuovo presidente in un'elezione definita la più «fraudolenta della storia») possano spingere di nuovo gli ex barchini dei pescherecci verso le grandi navi mercantili.
 
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Foto in alto: ragazzini giocano a Mogadiscio. Tyler Hicks/The New York Times