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28 marzo 2024, Aggiornato alle 12,19
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Lavoro portuale, è scontro tra governo spagnolo e sindacati

I cambiamenti della normativa nazionale di settore, sellecitati dall'Ue, sono all'origine di numerose proteste negli scali iberici


E' scontro aperto tra sindacati e governo spagnolo sulle modalità con le quali deve essere cambiata la normativa nazionale sul lavoro portuale per adeguarla alla legislazione dell'Ue così come sollecitato lo scorso anno dalla Commissione Europea. Numerosi i focolai di protesta negli scali del paese iberico, con il conseguente rallentamento delle attività soprattutto nei tre principali porti nazionali di Algeciras, Barcellona e Valencia.

Ieri il ministero dello Sviluppo economico ha specificato che la Commissione Europea ha già espresso la propria contrarietà rispetto alla creazione di un registro nazionale dei lavoratori portuali, così come propongono i sindacati. "La lista dei dipendenti – dice infatti la lettera inviata dal direttore generale dei Trasporti e della Mobilità della Commissione Europea (e richiamata dal ministero spagnolo) – "deve essere tenuta a livello aziendale. Non deve essere costituito alcun registro nazionale".

Ma il sindacato Coordinadora Estatal de Trabajadores del Mar ha invece ribadito che "sia le imprese sia i lavoratori ritengono che l'accordo da loro firmato, in cui è previsto un registro dei lavoratori portuali messo a disposizione delle varie imprese in ogni porto, risponde chiaramente alla sentenza europea che al paragrafo 44 indica che la Convenzione 137 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro non è incompatibile con l'articolo 49 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea che si riferisce alla libertà di stabilimento". Le posizioni, per ora, rimangono inconciliabili.