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17 aprile 2024, Aggiornato alle 18,17
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Politiche marittime

Demolizioni, armatori Ue contro il fondo europeo

Prevede il pagamento di una licenza per tutte le navi che scalano i porti degli Stati membri. "Così vanifichiamo la Convenzione di Hong Kong"


La proposta per obbligare le navi, indipendentemente dalla bandiera, a pagare una licenza Ue quando scalano i porti degli Stati membri, minerà gli sforzi da parte dell'International Maritime Organization di migliorare le condizioni lavorative e ambientali nei paesi in via di sviluppo, dove si trovano la maggior parte dei cantieri navali di demolizione e riciclaggio.

Lo affermano l'European Community Shipowners' Associations (Ecsa) e l'International Chamber of Shipping (Ics) – che rappresentano l'80 per cento del tonnellaggio mondiale – criticando la recente proposta di istituire un fondo europeo di riciclaggio delle navi. «Saranno la causa di seri problemi con i partner commerciali dell'Ue, tra cui Cina, India, Giappone e Stati Uniti», affermano le due associazioni in una nota.

La proposta è all'esame della Commissione europea e prevede la creazione di un fondo nel quale il denaro speso per la licenza viene restituito solo alla fine della vita lavorativa della nave, quindi molti anni più tardi, quando è probabile che il proprietario non sarà più lo stesso, e solo a condizione che la nave venga smantellata in un centro approvato dall'Ue.

«Oltre ad essere eccessivamente complesso, poco pratico e difficile per l'Ue da amministrare, la creazione di un tale fondo sarà un affronto alla comunità internazionale che si sta impegnando a ratificare la Convenzione di Hong Kong, i cui standard sono già stati incorporati in un simile regolamento Ue», ha detto il segretario generale Ecsa, Patrick Verhoeven (foto). Una misura «unilaterale e draconiana», secondo Peter Hinchliffe, segretario generale Ics, «soprattutto se applicata a navi non europee, ed è probabile che sia vista dai partner commerciali come anticoncorrenziale. C'è un pericolo reale che le altre nazioni applichino misure di ritorsione».

Secondo Ecsa e Ics l'Ue dovrebbe piuttosto concentrare i propri sforzi su come ottenere dagli Stati membri la ratifica della Convenzione Imo di Hong Kong, e riconoscere i progressi compiuti dai cantieri di demolizione in Asia per ottenere la certificazione secondo le norme internazionali. Proprio questi ultimi, secondo Ecsa e Ics, dovranno essere inseriti prima o poi nella lista dei "buoni".

Le due associazioni hanno recentemente pubblicato delle linee guida sulle "Misure transitorie" per gli armatori che vendono navi da demolire, affinché sia garantita la demolizione solo in conformità con gli standard Imo, in anticipo sull'obbligatorietà giuridica che ancora non c'è, mancando la ratifica della Convenzione di Hong Kong.