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29 marzo 2024, Aggiornato alle 12,33
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Politiche marittime

Emissioni, nasce un database dei carburanti

L'Imo trova un accordo per obbligare le navi a comunicare i consumi allo Stato di bandiera. Servirà anche a capire come limitare i gas serra, tema su cui i Paesi non riescono ad accordarsi


di Renato Imbruglia 
 
Il Marine Environment Protection Committee (Mepc) dell'International Maritime Organization (Imo), riunitosi a Londra dal 18 al 22 aprile, ha approvato l'obbligo per le navi di registrare e comunicare allo Stato di bandiera il loro consumo di carburante, ma non ha trovato l'accordo sulle misure da adottare per ridurre le emissioni di gas serra.
 
Il sistema approvato si articola in tre fasi e si dovrebbe concludere con l'adozione da parte del Mepc di specifiche politiche sulla base dei risultati e delle analisi elaborate. Le navi sopra le cinquemila tonnellate dovranno registrare i dati per ogni tipo di carburante utilizzato, insieme con le informazioni sul trasporto e sul viaggio. Le informazioni saranno trasmesse allo Stato di bandiera e a fine anno ogni Stato, sulla base dei dati ricevuti e dopo un controllo, darà un certificato di conformità ai requisiti richiesti per ogni nave. Ogni Stato dovrà poi trasferire questi dati a un database centrale dell'Imo che li registra in forma anonima e li utilizzerà per il lavoro del Mepc. Questo sistema dovrebbe essere approvato definitivamente nella sessione del Comitato di ottobre, per entrare in vigore nel 2018. 
 
Il Comitato, dopo un lungo dibattito, ha deciso di avviare un gruppo di lavoro specifico per il taglio delle emissioni di gas serra da parte delle navi mercantili. L'accordo sul piano da adottare è quindi venuto meno, rimandando alle prossime sessioni eventuali decisioni. Tale stallo è il frutto delle divisioni tra i Paesi con la conseguente creazione di diversi blocchi e il rimando della decisione su misure che rispettino gli accordi raggiunti alla Conferenza del Clima di Parigi. Nonostante ciò, il segretario generale dell'Imo Kitack Lim ha espresso la sua soddisfazione per le conclusioni raggiunte dal Comitato, plaudendo al sistema di monitoraggio dei carburanti che è stato discusso e approvato. Questo meccanismo di raccolta dati consente di valutare e analizzare in maniera dettagliata le emissioni delle navi, potendo poi procedere all'adozioni di specifiche politiche in maniera più concreta.
 
Come sottolinea un comunicato dell'organizzazione, l'Imo è l'unico ente regolatore internazionale ad avere adottato misure per il rispetto dell'ambiente valide su scala mondiale. Grazie alle disposizioni già adottate, entro il 2025 le navi di nuova costruzione inquineranno il 30 per cento in meno rispetto quelle del 2013 (ma quanto inquina, veramente, lo shipping?, ndr).
 
Le critiche 
L'International Chamber of Shipping (Ics) e l'Ecsa, l'associazione europea degli armatori, hanno salutato positivamente le decisioni del Mepc, che consentono di intraprendere una strada per l'adozione di misure volte al contenimento delle emissioni di CO2. Come riportato dal segretario generale dell'Ics Peter Hinchliffe, «bisogna ora convincere l'Unione europea ad adattare il proprio meccanismo di raccolta dati sulle emissioni delle navi a quello internazionale dell'Imo». Il segretario generale dell'Ecsa Patrick Verhoeven ha sottolineato che «il sistema di raccolta dati sarà obbligatorio, a conferma del ruolo dell'Imo nell'affrontare il tema dei GHG nello shipping». Ma ci sono state anche reazioni contrastanti. Come le organizzazioni ambientaliste, che ritengono di aver perso l'occasione di introdurre misure più concrete nel rispetto delle decisioni adottate alla Conferenza di Parigi. Transport&Environment riporta la difficoltà del Comitato nel trovare una posizione condivisa per un piano sul taglio delle emissioni, con l'intervento del segretario generale dell'Imo che ha ricordato ai Paesi l'importanza del tema, e il ruolo della Francia che ha ammonito l'Imo sul rischio di «coprirsi di ridicolo il giorno dopo l'adozione degli accordi di Parigi presso la sede dell'Onu a New York» in caso di mancato accordo.