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19 aprile 2024, Aggiornato alle 13,17
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Cultura

Sos patrimonio, la storia che annega nel degrado

Intervista al giornalista Antonio Cangiano, autore del libro-denuncia Non solo Pompei


di Marco Molino  

A Bacoli le decorazioni di un'antica villa marittima sono danneggiate dal deflusso di acque nere. A Capo Miseno le arcate in laterizio della villa imperiale di Lucullo sono spesso coperte dai rifiuti trascinati dalle mareggiate. Nel desolato panorama di abbandono del patrimonio culturale campano descritto nel libro Non solo Pompei (Magenes) del giornalista Antonio Cangiano, anche l'eterno Mediterraneo diventa una minaccia per ciò che resta del nostro passato. Tanto che esplorare le mitiche sponde che affascinarono duemila e ottocento anni fa i greci venuti da lontano, può tramutarsi oggi in un "viaggio nell'archeologia derelitta", come recita il sottotitolo di questo saggio-denuncia.

Insomma Cangiano, ma è davvero così drammatica la condizione della costa regionale, dove natura e storia spesso coesistono?

I casi archeologici degni d'attenzione in una regione così ampia come la Campania, ricca di testimonianze del passato sono molteplici, anche sulla costa, laddove i ricchi patrizi romani ma anche gli imperatori amavano soggiornare e costruire le loro ville d'ozio. Nel corso del tempo, l'attenzione da parte delle istituzioni spesso è venuta  meno  generando casi eclatanti di incuria e abbandono.

Le amministrazioni locali si dimostrano assenti o comunque inefficienti. La società civile è vittima di questa deriva, anche se talvolta contribuisce allo scempio.
E' vero, tuttavia laddove la coscienza e la sensibilità dei cittadini viene stimolata, attraverso la comunicazione e intendo anche i social network come Facebook, allora basta una foto che ritrae un sito, un monumento in abbandono per far rinascere l'orgoglio locale, contemporaneamente a una forte indignazione.

Ma sortisce effetti concreti questa nuova sensibilità?
Spesso si traduce in azioni d'intervento, com'è accaduto di recente a Bacoli e non solo, dove la recente amministrazione ha posto in campo alcune azioni di promozione e tutela dei siti archeologici locali. E penso ai resti proprio della villa imperiale di Lucullo a Miseno, dove è intervenuta la sopraintendenza per limitare il sito e impedire che si accumulassero rifiuti trascinati dal mare.

E fuori dall'area flegrea?
 Bè, nel casertano dove i resti della villa di Tigellino, sulla spiaggia di Baia Felice nel comune di Cellole è stata di recente dotata di una moderna cancellata per impedire l'accesso dei vandali.

 

Sono anni che lei denuncia – armato di macchina fotografica e penna – la cattiva gestione del beni culturali in Campania. In che misura la testimonianza giornalistica riesce a cambiare le cose? 
Qualcosa sta cambiando e mi auguro continui in questa direzione, anche se c'è ancora molto da fare. Spero di aver contribuito con il mio libro a questo processo di conoscenza e presa di coscienza finalizzata alla valorizzazione e tutela dei cosiddetti ‘siti minori'.

Immagini di A. Cangiano