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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Crociere, Italia debole con Venezia incerta

Secondo l'ultimo rapporto Clia, il settore nel Belpaese è cresciuto solo dello 0,7%, contro il 2,5% del 2013. Pesa la situazione d'incertezza relativa al transito delle navi in Laguna 


Anche nel 2014 l'Italia si è confermata una delle destinazioni più ambite dai crocieristi di tutto il mondo. Ma l'ultimo rapporto sul mercato di settore presentato da Clia, l'associazione internazionale delle compagnie crocieristiche, raffredda decisamente i facili entusiasmi. Mentre infatti le nazioni concorrenti hanno accelerato la loro crescita, il nostro Paese ha registrato un forte rallentamento lo scorso anno. Il motivo principale? La situazione incerta di Venezia che si ripercuote negativamente su tutto l'Adriatico.

L'Europa e l'Italia
Ma guardiamo i numeri, cominciando dall'Europa che nel complesso sorride. il contributo economico del settore crocieristico ha infatti registrato nel Vecchio Continente un nuovo record, raggiungendo 40,2 miliardi di euro nel 2014, +2,2% rispetto al 2013. Questa crescita ha permesso la creazione di quasi 10mila nuovi posti di lavoro in tutta Europa legati al settore, che salgono ora a quota 349mila. L'Italia, come detto, rimane una delle destinazioni più ricercate dai crocieristi ed è un Paese leader mondiale nella costruzione di navi. L'economia italiana è quella che, in Europa, più beneficia dalla crocieristica con oltre 4,6 miliardi di euro di impatto economico diretto nel 2014 e oltre 102mila unità di lavoro a vario titolo coinvolte dal comparto (pari a quasi un terzo del totale europeo). Il 2014, però, ha rappresentato una battuta di arresto: l'impatto economico del settore in Italia è cresciuto solo dello 0,7%, contro il 2,5% dell'anno passato e contro le percentuali degli altri Paesi. La Germania è cresciuta del 6,3%, la Francia del 3,9%.

Lo stallo di Venezia
A pesare sulla crescita italiana è principalmente lo stallo di Venezia. Secondo uno studio commissionato da Clia sugli effetti del settore crocieristico per l'economia di Venezia, la situazione di incertezza relativa alla possibilità per le navi di accedere a Venezia sta comprimendo i benefici economici in modo molto sostanziale: meno 40 milioni di euro in termini di spesa diretta totale, suddivisa in 20,2 milioni di euro di spesa di crocieristi ed equipaggio ed in 20,7 milioni di euro di spesa delle navi. Le spese dirette di crocieristi ed equipaggio si riferiscono a quelle effettuate una volta sbarcati a terra; le spese dirette delle navi sono quelle indirizzate ai servizi portuali, alla fornitura di cibo e bevande e ai vari altri servizi che la nave acquista quando tocca un porto. Sono tutte spese che rappresentano un beneficio per il territorio – e per le aziende – del porto dove si approda. In questo caso, quindi, ricadono sulle oltre 200 aziende del territorio di Venezia che sono legate al settore crocieristico e che danno impiego a 2150 lavoratori, in 38 settori diversi.

L'Adriatico soffre
Gli effetti negativi di questo stallo, inoltre, ricadono non solo sul territorio veneziano, ma sull'intera regione dell'Adriatico. Tutti i porti adriatici - da Bari ad Ancona e Ravenna, da Dubrovnik a Kotor – stanno risentendo del calo veneziano: l'Adriatico ha registrato meno 113,5 milioni di euro di spesa diretta totale, meno quasi 567mila crocieristi e meno 359 toccate di nave nel 2014. "La situazione di incertezza che si protrae a Venezia ormai da diversi anni – dice Francesco Galietti, direttore nazionale di Clia Italia - sta generando conseguenze pesanti non solo sull'economia veneziana, ma sull'intera regione adriatica. E' necessario trovare urgentemente una soluzione per le navi da crociera a Venezia. Se lasciassero la città lagunare, ci sarebbe un forte rischio per l'intero Adriatico che potrebbe essere escluso dalle rotte crocieristiche".