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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Politiche marittime

Shipbreaking platform visita Izmir

La ngo che si batte contro lo spiaggiamento delle navi è stata in assemblea in Turchia, e visitato il centro di Aliaga


La ngo Shipbreaking platform, coalizione di 19 organizzazioni umanitarie e ambientali che si battono contro le demolizioni navali disumane, ha tenuto la settimana scorsa, a Izmir, in Turchia, l'assemblea generale. Un evento nella sede di un importante porto di demolizione. Per intenderci: a Izmir sarebbe dovuta andare Costa Concordia se non fosse stato per le migliaia di miglie che la separavano dall'isola del Giglio.

All'assemblea hanno partecipato per lo più organizzazioni europee e del sud dell'Asia, dove risiedono la maggior parte dei centri di demolizione navale. C'erano anche esperti di diritto marittimo e attivisti dei diritti umani. Insieme hanno discusso del business delle demolizioni navali, di cui un terzo sono eseguite con metodi barbari, con navi spiaggiate e demolite a cielo aperto da parte di operari semi-analfabeti, in condizioni lavorative terribili che provocano centinaia di morti l'anno (151 le navi spiaggiate nei primi tre mesi di quest'anno).

La delegazione Shipbreaking ha visitato il cantiere di demolizione di Aliaga (in alto la foto di gruppo) e ha prossimamente pubblicherà un documento che analizzerà la qualità del lavoro lì.

Aliaga e altri cantieri turchi dovrebbero entrare in una lista che la Commissione europea pubblicherà a metà dell'anno prossimo, contenente l'elenco di tutte le strutture cantieristiche sane, ovvero che rispettano i requisiti Ue di salute sul posto di lavoro. Una cosa che Shipbreaking platform fa già da tempo, ma in negativo, pubblicando ogni anno la lista degli armatori che mandano a smantellare le loro navi in centri di demolizione a bassissimo costo, cioè spiaggie del sudest asiatico.