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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Lo shipping aspetta Godot

All'XI Mare Forum Italy c'è chi dice che la ripresa arriverà e chi fa ardite metafore con Beckett. Dry cargo punto debole del mercato. Crociere nella frontiera cinese. L'Italia aspetta (come Godot?) la riforma | fotogalleria


di Paolo Bosso
 
L'armamento internazionale discute di ripresa all'XI Mare Forum Italy, che quest'anno presenta un sottotitolo che ha generato un po' di perplessità: aspettando Godot, ovvero la ripresa.
La crisi del 2008 obbliga da anni la conferenza annuale, promossa e organizzata dall'armatore napoletano Giuseppe Bottiglieri, a impostare il confronto tra investitori e shipping sempre allo stesso modo: dove va l'industria armatoriale? Il mercato soffre della speculazione dell'oversupply e aspetta il segno di un cambiamento radicale. Ma su Godot si è generata un po' di confusione, giustificata visto che Mare Forum è una conferenza dedicata all'economia, non al teatro. Una sana confusione che, come un lapsus, ha rivelato involontariamente la verità.
Il personaggio di Beckett è l'oggetto impossibile di un'attesa infinita: Godot si aspetta ma non arriverà mai. Quindi lo shipping che aspetta la ripresa-Godot non aspetta proprio nulla, attende invano una ripresa impossibile.
Cosa avrà voluto dire allora Giuseppe Bottiglieri nel dare alla conferenza un titolo così pessimista? È in questa confusione che risiede la risposta data dagli speakers: la ripresa non arriverà, nel senso che possiamo scordarci gli euforici profitti precedenti la crisi. Scordiamoci pure la possibilità di poter prevedere cosa succederà l'anno prossimo. Quello che resta da fare è sperare, magari non che arrivi Godot però, perché proprio lui non arriverà mai. Ma di che tipo sarà la ripresa che verrà, da dove? Saranno le petroliere a riattivare il mercato, le crociere, le portarinfuse? Il Mare Forum Italy ha cercato di dare una risposta.

«La ripresa arriverà, ma non si chiama Godot - taglia corto il presidente Confitarma Emanuele Grimaldi - la mia fiducia è nell'innovazione: seguendo l'economista Schumpeter, in futuro saranno avvantaggiati quelli che avranno innovato. Negli ultimi dieci anni gli armatori italiani hanno speso 15,5 miliardi per rinnovare la flotta di bandiera, e oggi il trasporto marittimo è pari al 2,6% del Pil nazionale, con mezzo milione di occupati tra indotto e diretti. L'armamento italiano è indiscutibilmente in buona salute per cui l'incertezza non risiede certo qui». 

Dry cargo in difficoltà
«Il mercato maggiormente in difficoltà è il dry cargo - spiega Bottiglieri - l'8 maggio è stato il giorno col tasso di nolo più basso mai registrato. Il mercato è caratterizzato da un alto eccesso di capacità. Gli ordini mondiali sono passati dalle 1,675 unità del 2014 alle 1,855 previste per quest'anno, anche se le navi inattive scenderanno di numero, passando da 827 nel 2014 a 558 nel 2015, e il tonnellaggio complessivo si ridurrà del 15%. È l'economia di scala». Per le petroliere, invece, secondo Bottiglieri il discorso è inverso.

Le crociere stanno bene
Non dipendendo dalle materie prime come le portarinfuse o le petroliere, le navi da crociera non hanno quesiti beckettiani da risolvere. Il mercato di riferimento però non è più la vecchia Europa, ormai satura, ma l'Asia con miliardi di persone. «Abbiamo scalfito la superfice del mercato asiatico. Dal 2006 siamo lì, e il prossimo paese dove investiremo sarà l'India» rivela l'amministratore delegato di Costa Crociere Michael Thamm.

La Cina regna
La Cina è l'investitore principale nel mondo. Secondo Khamis Buamim, presidente Ddw-Paxocean e consulente marittimo per il governo di Dubai, il paese asiatico ha investito in Brasile 50 miliardi di dollari, in India 20 miliardi e nelle regioni del Golfo 35 miliardi.

Petrolio
Una grossa incognita è rappresentata dal prezzo del petrolio. «Nel 2014 la produzione del petrolio è cresciuta del 25 per cento e oggi si attesta sui 60 dollari al barile» spiega il presidente e ad del Rina Ugo Salerno. Una situazione che altera il rapporto tra importazione ed esportazione, rendendo difficile per gli armatori capire su quali rotte puntare di più. «Ci sono vincitori e vinti nel basso prezzo del petrolio – spiega Guy Verberne, manager del fondo pensione Pggm - se sei un importatore, come l'Italia, fai parte del primo gruppo, tutti gli altri non hanno niente da festeggiare. E con la fine delle sanzioni per l'Iran e il suo ritorno sul mercato, il prezzo può solo continuare a scendere».

Ecoship e norme internazionali
Il futuro è anche sostenibilità ambientale, ovvero la corsa ad allinearsi alle sempre più stringenti normative dell'International Maritime Organization. «Abbiamo speso più di cento milioni per il retrofitting su navi della flotta - spiega Grimaldi da armatore dell'omonima compagnia napoletana - "eco-ship" non significa solo una nuova nave ma anche applicare la bassa velocità su quelle vecchie. In uno scenario con tantissimi investitori, non è chiaro cosa sia giusto fare. Noi ordiniamo le car-carrier, tutto il resto viene ammodernato, ma quello dell' automotive è un mercato di nicchia, per cui qui non ci potrà mai essere un eccesso di offerta, anzi, in futuro ci sarà una grossa crescita dell'esportazione di auto dall'Italia agli Usa. Ma la vera sfida per il mercato è il cambio euro/dollaro. Grazie alla politica dei bond di Draghi la situazione è cambiata in meglio. Ci aiuterebbe, in generale, la riduzione delle importazioni e l'aumento delle esportazioni, e non soltanto di auto».

L'Italia annaspa nella burocrazia
Per l'Italia la sfida risiede in un ammodernamento infrastrutturale e burocratico. In gioco è la competitività con il northern range. «E' un fatto che i porti del Sud vanno a una velocità diversa rispetto al Nord – spiega il vicepresidente della Federazione del mare Umberto Masucci - le banchine del Nord Africa però costano il 40% meno dell'Italia e lì ci sono enormi aree economiche speciali. Stiamo aspettando Godot? No, se come paese prenderemo una decisione. Riformare la legislazione dei porti per esempio, col governo che sta pensando di ridurre i porti da 24 a otto. Ma la vera rivoluzione in Italia sarebbe una celere nomina del presidente dell'Autorità portuale. Quando cerco di spiegare agli stranieri come funziona ci metto mezz'ora e non ci si capisce niente. Nell'Italia dei porti manca una catena di comando riconducibile a una guida. Abbiamo bisogno di procedure semplici e di meno burocrazia».
 
Nell'immagine in home page, una locandina di Aspettando Godot (via