|
adsp napoli 1
28 marzo 2024, Aggiornato alle 08,53
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

unitraco2
Politiche marittime

"Sono sbarcato al Molo San Vincenzo"

Passeggiando tra mura franate e cannoni arrugginiti. Il reportage di Marco Molino che ha raggiunto via mare la struttura borbonica nel porto di Napoli grazie all'iniziativa del Propeller


di Marco Molino - Corriere del Mezzogiorno

Approdiamo tra le rovine del molo di San Vincenzo come antichi esploratori, felici dopo aver solcato le onde di un capriccioso mare primaverile. La striscia di terra che si protende per due chilometri nel golfo, realizzata in epoca borbonica, si potrebbe tranquillamente percorrere a piedi, partendo dalla darsena del Molosiglio. Ma un cancello della Marina Militare sbarra il passaggio da decenni, impedendo quel  "recupero e risanamento" più volte annunciato allo scopo di restituire il sito alla città.

La mini traversata

Per sbarcare sul suolo negato abbiamo partecipato alla mini traversata in "taxi boat" organizzata dall'International Propeller Club Port of Naples e dall'associazione di ingegneri e architetti Aniai Campania con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore storico e architettonico della principale difesa foranea del porto di Napoli, oggi inaccessibile e in stato di abbandono. L'iniziativa, resa possibile dai mezzi del Gruppo ormeggiatori e barcaioli del porto, era sostenuta anche dall'Autorità portuale, dall'Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Cnr, dal dipartimento di studi umanistici dell'Università Federico II e dal gruppo di ricerca Città e architettura.

I cactus sulla darsena

Tante voci che sanciscono l'appartenenza di questo luogo al patrimonio culturale partenopeo. Eppure l'imponente struttura esiste in una dimensione separata, non solo perché abbracciata dal mare. Basta osservare la darsena del 1852, che sfioriamo prima di arrampicarci sulle pietre nere, con i cactus che crescono esuberanti tra gli scogli a pochi centimetri dall'acqua. Sul bacino di carenaggio che ospitò le prime navi a vapore, ha messo radici una natura aggressiva che si contende gli spazi con ferraglia e scarti di cemento. "Già venti anni fa – spiega Umberto Masucci, presidente del Propeller Club nazionale – ci interrogavamo sui possibili nuovi attracchi del porto per le navi da crociera e questo molo abbandonato sarebbe l'ideale per offrire nuovi spazi di accoglienza. Ma stiamo ancora combattendo per trasformarlo in un luogo pubblico sul mare. E' necessario ottenere il permesso di passaggio nella parte iniziale del sito, di proprietà della Marina Militare, spingendo nel contempo per la progressiva riqualificazione del tratto gestito dall'Autorità portuale".

I cannoni morti

Il molo progettato nel 1596 da Domenico Fontana è percorso da due strade parallele, una interna verso il Beverello dotata di una lunga serie di arconi, l'altra esterna che affaccia sul mare aperto con una cortina muraria costituita da enormi blocchi lavorati in pietra lavica. Proprio passeggiando lungo questa seconda via, scorgiamo i cannoni ottocenteschi corrosi dalla ruggine. Inutili e ingombranti, depositati a terra sotto il muro di contenimento. Autentici pezzi da museo che per qualche tempo erano stati anche utilizzati come bitte di ormeggio. A guardarli che si sfarinano al sole, quasi rimpiangiamo quella impropria funzione. Ora sono decisamente morti, ferro su pietra senza storia. Eppure la banchina resiste da secoli ai venti e alle mareggiate. Ma nell'assenza totale dell'uomo, gli elementi naturali erodono l'effimero mondo artificiale. In molti punti grossi blocchi grigi sono franati dalla parete che sostiene la banchina superiore. Rimane un vuoto che si allarga pian piano, come un grande mosaico in disfacimento che perde una tessera alla volta.

La "passeggiata"

C'è poi la parte alta della struttura chiamata eufemisticamente "passeggiata". Per farci due passi bisognerebbe prima disboscare. Qui la macchia mediterranea ha riconquistato definitivamente la sua luce. Caparbi cespugli frantumano le antiche pietre e il più nuovo impiantito. Le vecchie bitte sembrano tronchi segati. La torre del faro in fondo al molo, realizzata nel 1930, si perde tra le nebbie della baia. Un miraggio come l'area dedicata allo sport, al tempo libero e alla cultura che il sindaco De Magistris aveva qui annunciato di imminente apertura. Nel marzo del 2012.

Foto di M. Molino 

Altri reportage di Marco Molino:

A piedi per il golfo del Vesuvio 

Vigliena, l'antico forte presidiato dai randagi 

Viaggio a Napoli Est