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25 aprile 2024, Aggiornato alle 19,07
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Eventi

Porti, le ragioni dello sciopero del 6 marzo

Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti contestano in sei punti la riforma allo studio del Parlamento. A Napoli l'evento è un test per un altro sciopero, questa volta contro il commissariamento del porto


Partirà domani, alle 8.30, da piazzale Pisacane sede dell'Autorità portuale e diretto in Prefettura, il corteo napoletano dello sciopero nazionale proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti. Al centro della contestazione la riforma dei porti in progetto in Parlamento, che i sindacati contestano in sei punti:

1. Liberalizzazione dei servizi tecnico-nautici
2. Riduzione dell'autonomia delle Autorità portuali e incognita sull'applicazione dei contratti
3. Privatizzazione delle società dedite ai servizi portuali
4. Modifiche all'articolo 17 della legge 84/94 (Disciplina della fornitura del lavoro portuale temporaneo, pagina 31 del documento linkato)
5. L'agenzia del lavoro Intempo, secondo i sindacati in diretta concorrenza con le agenzie di lavoro temporaneo esterno
6. Liberalizzazione dei terminal portuali, con incertezza nell'applicazione dei contratti di lavoro

Per Napoli la manifestazione rappresenta anche un test per capire se ci sono le condizioni per un altro sciopero da realizzare in seguito, questa volta con un'impostazione locale, contro il commissariamento dell'Autorità portuale di Napoli, che ad oggi ha raggiunto l'incredibile durata ininterrotta di 720 giorni. Il primo commissario fu il già presidente Luciano Dassatti, il 15 marzo 2013. Allora c'era il governo Monti e il decreto di nomina lo firmò il ministro dei Trasporti Corrado Passera. «Domani sarà l'occasione per capire se ci sono i numeri per un'altra mobilitazione atta a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo commissariamento eterno» spiega il coordinatore per i Porti Fit Cisl di Napoli Gennaro Imperato. «Lo scalo è alla prese con un commissariamento fiume che rende difficile la possibilità di una programmazione strategica. Il porto sta vivendo la sua stagione più drammatica. I ritardi nella risoluzione delle problematiche infrastrutturali e la crisi occupazionale mettono a rischio la stessa centralità del ruolo economico del porto. È per questo che puntiamo ad una massiccia adesione, in grado di far valere una volta per tutte le ragioni del lavoro».